Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

511 A. Palazzesohi queste c-0se mi ero fatta di esso! e g~ungend~ qu;lla. mattina di primo aO'osto oolla carrozza carica d1 bagagli all antica Porta a Mare di 0 Livo;no e vedendomi davanti il mare qual'era, quello che ' . . sapevo presso a poco e che mi ero figurato sempre, m1 ?arve quasi di vedere una cosa già vista. Ma forse credevo che illOln c1 fosse dav– vero ? Che fosse solamente un sogno, ullla fantasia ? O il sogno e la fruntasia avevano superato la realtà? O fu l'apparizione semplice e solenne di quel silenzio davanti a me che mi fece tacere? Il mare era calmissimo, profoilldamente azzurro, e pareva ada· giato vittoriosamente dopo una gara col ciel~ a chi lo fosse di più; illel cielo lllon era che il sole e riempiva tutto col suo calore, e nel mare Uill gruppettino di vele bianche in fondo, cinque o sei, e certe spumettine candide verso la riva, fiocchetti di 0otone, che appa– rivano e sparivano come dalle fessure di uilla veste. Era tanto bella quella mattina del primo ag,osto alla stazio1I1e d'i Firenze! E la prima su tutte, quella che con tanto piacere mi illldugio a ricordare. Il treino lungo lungo che non finiva mai, al quale fino all'ultimo momento venivano aggiunti nuovi vagoni per l'affluire dei partenti; e che dopo tante difficoltà, tanta ed impaziente aspettativa, 00n un lungo respiro di sollievo, simile a Uill coro, sbuffando e risbuffamdo si muoveva lento come un serpe idropico. E quella levataccia dopo una notte illlsolilne,0olla sveglia che suonava non appena, finalmente, si era preso sonno, o ci ooglieva in dormiveglia. Il baule pronto nel– l'ingresso e legato già dalla sera avanti, le valigie ancora aperte sulle tavole, sui divani, in terra, nelle quali ,dovevano entrare le ultime cose; la carrozza che aspettava alla porta, la chiusura della, casa, catene e catenacci, chiavistelli, chiavi e contr,ochiavi, spinte e sponte all'uscio tornando indietro due o tre volte prima di partire; la donna di servizio che finiva di vestirsi per le scale o scendendo perdeva la sottana agganciata male, e magari nella fretta le saltava il ganghero o la maglietta e bisognava tenerla su con uno spillo che tutti si cercavano add-0sso febbrilmente. Si arrivava alla stazione un'ora prima della parteinza e si partiva COIIl un'ora di ritardo. Non era impresa facile il caricare tanta gente 001;1 tu_tte le sue cara?a.ttole. Sp~ntoni e ?omitate, oolpi negli stin– chi, di scatole o valigie; sacchi, fagotti, ceste, ogO'etti da pese~ trionfanti come bandiere, velieri e barchette .... cb,e uriìo sotto quella, tettoia, che confusione ! E che hollore già, alle otto delfa mattina ! . Il ca~~stazion~, sudato fra_dici,?, s~m~rava in mezzo a un campo d1 battaglia 1I1el pieno della m1sch1a; mv1tava alla calma alternava ordini e rimproveri a sorrisi paterilli che emetteva abbandonando le braccia sul oorpo o grattandosi la testa sotto il berretto che gli allld'ava all'indietro o di traverso. BibliotecaGino Bianco

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