Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
636 S. SoLMI, Il pensiero di Alain Ma il libro non finisce a questo· punto: nelle pagine finali il Solmi ha voluto additarci anche le passività, i resid,ui del suo autore. Ed è forse la parte più acuta del mirabile libretto. . Se il filosofo normànno può indurci a feconde riflessioni « sulla ne– cessità di far entrare la natura nella dialettica della vita spirituale, il formidabile problema che t;1.nto affaticò, ed invano, la mente di Hegel, e che i ,suoi seguaci lasciarono cadere o risolsero in forma insufficiente» ; se può proporci quelle esigenze d' orçline estetico e morale che si sono in parte accennate; meno può dirci su altri punti essenziali. Opportu– namente Solmi sottolinea il carattere forzatamente psicologico e sche– matico della cos-cienza del mondo umano che si riflette nell'antistori– cismo deliberato di Alain; e l'indifferenza dello ,scrittore per quell' -in– dividuum ineffabile che ,è « la perp,etua creazione, !'.originalità inesauri– bile della vita vivente». Avverte pure la contradizione per la quale un pensiero antimistico e perciò antibergsoniano (ogni misticismo sem– bra ad Alain impoverire la vita alle radici) attua poi « quel metodo d'introspezione descrittiva e libera che in virtù del P.ensiero bergsoniano è venuto a poco a po·co a sostituirsi alle chiuse dassificazioni della psico– logia positiva)). Illustra infine il carattere paradossale del èlassicismo di Alain e di Valéry, che << fondandosi sulle insanabili contraddizioni del pensiero moderno risolve in imagini della più splendida e rigorosa evidenza formale la materia più vaga e sfuggente, gioco di relazioni colte su di un mondo sconvolto e distrutto, echi del caos)>. Inutile insistere; tanto il libro abbonda di accostamenti, riferimenti, confronti (Alain-Benda, Alain-Gide ed altri) restando piano e chiaro in ogni pagina, fino alla chiusa ch'è un atto di omaggio, non di dedi- rione. · Convinti noi pure che uno •Scrittore come Alain possa utilmente metterci in guardia contro « quella ragione pesante, carica di troppo amore, di troppo odio, di troppa paura» ch'è propria del pensiero teo– logico e del fatalismo storico e romantico, stimiamo un fatto assai no– tevole per la nostra cultura che forse il primo studio approfondito su questo grande empirico d'altra tràdizione, sia stato concepito e· scritto, con attento spirito di sistema,, da un giovane critico italiano. EUGENIOMONTALE. VOLFANGO GOETHE, I dolori del giovane Werther. Traduzione di G. A. BoRGESE.Vol. II della « Biblioteca Romantica». - Mondadori, ~ilano, 1930. L. 2-0 .. « Vi manderò P'restissimo un amico che ha molta somiglianza con me e spero lo riceverete di buon grado : si .chiama Werther ed è ed era - ma questo potrà ben spiegarvelo lui steia;so ! ». Éd ora Werther è qui, con noi, davanti a noi, « vestito di tutto punto, fino agli stivaletti, col frak azzurro, col gilè giallo» èome usa– van vestire, imitando gli inglesi, _i tedeschi del sud dr centocinquanta anni fa, anglicizzanti anche nel lasciarsi contagiare da una, letteratura, specie poetica, « i cui grandi pregi sono acéompàgnati da unai severa malinconia ch'essa comunira a chiunque se ne occupi»'. Werther è qui, BibliotecaGino Bianco
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