Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
A. PAGLIARO, Sommario di lingiiistica a,rioeuropea 625 c~iamavano invece synecdrome. Il Pagliaro non fa distinzione di mas– sima n~lla :1-atura delle forze che agiscono nelle formazioni, per dir così, n~golari, e m q?elle analogiche. Si tratta di una -differenza quantitativa, ù1 u:13:legge mmore che si attua nell'a,mbito di una legge maggiore. Nel domimo. d~la morfologia, che è la parte più resistente di ogni lingua, l'analogia e un fattore d'innovazione importantissimo. Ed è l'unico che nella storia delle lingue arioeuropee si ha l'abitudine di tenere partico– larmente sott'occhio. Ma su un altro aspetto ben più importante ferma il Pagliaro l'attenzione e cioè sul mutamento per cui nella storia delle lingue si passa dal tipo sintetico al tipo analitico e viceversa; e cioè da un tipo in cui il rapporto viene espresso mediante un elemento che è parte integrale della parolai (e si ha quindi flessione) a un tipo in cui ii rapporto viene espresso mediante altre parole le quali esistono soìo dunque in funzione grammaticale (com'è della preposizione). Quest.e affermazioni, che forse meritavano più ampia illustrazione nel dominio della morfologia .anche fuori dell'ambito delle lingue arioeuropee, ri.• mettono in primo piano il problema delle origini delle forme grammrt– ticali, il cosiddetto problema glottogonico dell'arioeuropeo che, perse– guito con amore dal Bopp fino al 1870 all'incirca, fu messo da parte dai Neogrammatici, intenti più a opere di sistemazione che a spiegare la struttura, delle forme. :fil questo un compito per il q:uale i linguisti ora sono certo assai più maturi che non per il passato, anche per l'ausilio che può venire dalle lingue antichissime recentemente scoperte in Me– sopotamia e in Asia Minore. La teoria della monogenesi del linguaggio, quando fu avanzata dal Trombetti, suscitò ir.e e contrasti ragionevolis– simi, e ancora oggi sembra vuota di significato. Ma il principio in essa contenuto e cioè la necessità che i linguisti si sforzino di ridurre sem– pre più i gruppi linguistici risalendo a sempre più vaste unità genetiche è in fondo giusto ; e sarebbe ormai tempo che linguisti a ciò adeguata– mente preparati cominciassero col ripr~ndere il problema del nesso ario– semitico, èosì caro a Graziadio Isaia Ascoli. Il problema della struttura della frase e del periodo è, secondo il Pagliaro, perfettamente identico a quello della struttura delle forme. É' agevole a chiunque osservare come nella lingua in cui si ha il passaggio dal tipo sintetico al tipo analitico, con la perdita delle categorie di fleS– sione si ha il passaggio della costruzione subordinante (ipotattica) alla costruzione coordinante (paratattica). Si può vedere nel dissolversi del latino nelle lingue romanze: « La costruzione del periodo latino am– piamente articolata e complessa si semplifica col passare delle lingue rbmanze a un tipo paratattico più o meno accentuato; la struttura della proposizione latina perfettamente organizzat~, con ~na precision~ d~ rapporti e di concordanze che le consen~e di subord~nare_ a .effetti di armonia l'ordine delle parole, si risolve m una maggiore mdipendenza del singolo elemento per cui si delinea _la ~ecessità di un ordine delle parole che aiuti a una miglior~ determmazion~ del rapp_orto ». . Nella concezione de lla lin guistica come d1 una storia delle mno– vazioni l'etimologia deve far.si com'è naturale, la parte del leone, poiché nella parola più si manifesta~ più ,è perseguibile l'attività ~reatric_e del– l'individuo. Il Pagliaro esamina varii aspetti dei mutamenti che s1 pos- - tO. - Ptgase. BiblìotecaGino Bianco
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