Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
624 A. P .A.GLT.A.Ro, Sommario di linguistica arioeuropea poiché può interessare cerchie più vaste; quello della funzione della grammatica normativa, ovverossia del purismo. Il Pagliaro, poiché net– tamente distingue fra il parlante che esprime spontaneamente senza ri– flessione il piccolo mondo del paese, o della provincia in cui è nato, e quello invece che parla la lingua comune di tutta la nazione a cui appar– tiene, la lingua che racchiude un patrimonio nazionale creato attra– verso gli sforzi coscienti di generazioni e generazioni, e in quanto la parola cerca di mostrarsi il più possibile in possesso di tutti gli elementi culturali che lo fanno cittadino di quella nazione, riconosce la necessità che coloro nei quali è più viva e forte la coscienza della, lingua comune, ne difendano, per quanto è possìbile, l'integrità mediante un accorto richiamo alla tradizione; fip. quanto è possibile, poiché il bisogno d'in– trodurre elementi eterogenei in una lingua che è espressione di una data civiltà, è già indizio che i caratteri specifici di questa civiltà vanno de– clinando. Stabilita cosi la natura schiettamente individuale del linguaggio, compito della linguistica storica appare quello di ricercare le cause delle innovazioni che, affermandosi successivamente e incessantemente nella lingua, sono la sua stessa esistenza. Seguendo la distinzione tradizio– nale della grammatica in fonetica, morfologia, sintassi ed etimologia, il Pagliaro indaga le vie attraverso le quali si compie la creazione lin– guistica in questi quattro dominii, diversi si, ma legati insieme dalla comune caratteristica (su cui l'autore particolarmente insiste), della in– dissolubilità della forma e del significato_ Nel dominio della fonetica l'origine prima schiettamente spirituale e non fisiologica del mutamento fonico è affermata dalla dimostrazione che i mutamenti fonetici, dai quali una lingua a un dato momento del proprio sviluppo è profon– damente alterata, sono dovuti ad un mutamento della base di articola– zione che è collegato con un mutamento sopravvenuto nell'accento o nel tempo del discorso_ La mescolanza linguistica, azione di sostrati allo– glossi ecc., che è indubbiamente causa di alterazioni fonetiche, non dev'essere considerata come qualche cosa che agisca meccanicamente, bensì come causa di modificazione dell'impostazione linguistica, che è come dire dell'impostazione spirituale di una comunità. Particolarmente importante è l'illustrazione che il Pagliaro dà in varii luoghi della no– zione di legge fonetica e di analogia. Della prima egli segue l'evolversi del significato e riconosce la grande importanza metodologica che ha avuta anche quando ad essi;i,si è congiunta la nozione di causalità. Ma seguendo l'evoluzione che il concetto di legge ha subìto nel campo delle scienze naturali, egli insiste perché all'espressione « legge fonetica» sia annes-so lo stesso siignificato che ha il termine « legge » nella fisica mo– derna cioè di legge statistica, legge di probabilità. E su questo, a, me pare, dovrebbero trovarsi facilmente d'accordo tutti gli studiosi. Quanto all'analogia, pregevole è la distinzione fra l' uso cl!-e hanno fatto gli antichi di questo termine nel famoso dibattito fra ana– logisti e anomalisti, e l'uso che ne fanno i moderni. Secondo i primi, 1·analogia è la forza uniformatrice che domina la vita .del linguaggio richiedendo uniformità di forme per uniformità di funzioni. Per i mo– derni l'analogia è invece l'irregolare, l'eccezione, quella che gli antichi BibliotecaGino Bianco
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