Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

Per Mistral, nel suo centenario 621 stiziosi accenni gli agricoltori della « Assemblado >>, e in cui si effonde, con l'impeto di un razzo multicolore, l'alba di Magali1. Siamo al tono e all'accento della prima lirica del Mistral: ai primi fiori di campo che piegano docilmente all'alito del V{'nto largo e confondono il loro pro– fumo con gli indistinti odori della terra arata. Con La mousco e,la fowr– nigo e con L'(IIUcèublanc: due novelline intramezzate di versi che si cullano con parole suasive, tronche e cantilenanti e si snodano su un canoro tripudio di ·rime: penetriamo nell'atmosferà carezzevole e in– cantata de La pluieo, de Li <Jrihet, della prima parte de Lou Prègo-Diéu, de La Rascladuro ,de Pestrin e dell' Arlatenco : tutte poesie che prima di entrare ne « J:,is isclo d'or » apparvero nell' Armana prouvençau. Anche la bellissima poesia La cou.menioun di Sant : il sogno ineffabile di una vergine la cui anima è stata rapita dai Santi e portata con loro all'agape sacra dove è Cristo : si riporta all'intonazione ammirativa e trepidante della prosa Lou Sant Pastre : il rozzo pastore che trae il suo formalista confessore dinanzi a sé, in ginocchio,, dopo aver appeso, dietro suo in– vito, la cappa a un. raggio di sole. ,Spunti e motivi folkloristici affiorano continuamente nell'op.era del Mistral ; ma qui nelle prose si vengono spesso svolgendo e articolando con un obbiettivismo rigoroso che incide gesti e anime e definisoo, in poche note epigrammatiche, tipi e situazioni di vita popolare. Quadretti dove la pura linea è tracciata dal dialogo, riducendosi al minimo la didasca– lia; e rappresentano ora l'accorgimento astuto del contadino eh!;) non vuole metter mano alla borsa (Lou marrit pagaire) ; ora la facile cre– dulità di chi s'impiglia nelle belle fantasie scherzosamente colorite per gabbare gli altri (Lou gros pèis); orai l'astuzia del cappellano che, pro– mettendo il divorzio, riesce finalmente a bilanciare i conti con due sposi mal assortiti (Lou desmaridaire). Scene curiose, ritratte con un sorriso leggermente canzonatorio, che traspare d'un tratto nella battuta che le illumina e le chiude in· sé; ma che appunto per il loro secco ogget– tivismo, e per una certa ispirazione letteraria, rimangono lontane dal centro lirico della grande arte del Mistral. La quale è sempre fantasia e colore, ripensamento sognante di cose contemplate con sereno abbandono spirituale e accarezzate silenziosamente dall'affetto; non mai luce piena e diffusa che dissolva ogni ombra e tracci lietti e decisi i confini della realtà. -Si legga La trevanço in « Lis 6ulivado >>. Le mie parole non sono che la parafrasi di ciò che il Mistral poeticamente esprime intorno a,l carattere intimo della sua propria arte. MARIO CASELLA. BibliotecaGino Bianco

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