Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

620 M. Casella che ai margini della società vive di carità e di furto,. e odia il lavoro, perché il lavoro non· ha mai fatto bello un uomo, e non si sente disono– rato dalla prigione, perché il buon Dio, nostro Signore, fu anche lui imprigionato dai Giudei; e nella prigione tra gente che sap_e.va il Codice articolo per articolo ha imparato a conoscere l'almanacco e a pronosti– care le lunazioni e il tempo (Proufeto Draguignan). Morale picaresca, ma senza l'umorismo o il sarcasmo che la caratterizza: individuata e realizzata come pura fantasia, in cui il suo contenuto si risolve senza residui. Leggete Li dos galino : le due galline penetrate provvidenzial– mente, il gioPno ,di Carnevale, nella capanna di mastro Cauvin, mentre· le donne del vicinato portano al forno oche, croccanti e pasticci; ed egli guarda e odora, e misura con la fame le poche telline che l'aspettano; Cauvin che si mangia le galline, eludendo le pronte ricerche della pro– prietaria, e più taPdi, a scarico di coscienza, ricambia il suo debito con una medaglia di due soldi portata dal santuario delle Sante Marie. Iro– nia della conclusione temperata dal benevolo compatimento che si · è effuso in una rappresentazione a forti contrasti, con una pietà che ri– mormora. di là dalla parola e si placa in una serenante immaginazione .. Notate come da un proverbio si svolga, a quadretti di un impres;:;ioi1ismo lineare, la vivace· narrazione di straordina.rie bevute, tra frastuono di bicchieri t di bottiglie e grida festose di popolo, in attesa dell'uomo vo– lante cui manca sempre una piuma per il volo (Bertrand d' At) ; e come la burla di paurosi fantasmi, che a mezzanotte si schierano a cavalcioni sulla cinta di un cimitero, si risolva in una notazione pittorica, piena di movimento, dove la frase vive di pause e di accenti e tradisce l'atteg– giamento sospeso di chi racconta e il suono della sua parola (Li Tre– vant). Qui si scopre il fondo terrigno dell'arte mistraliana: il suo facile trasferirsi in una sfera fantastica dove la realtà appaia subordinata al sogno, e il sogno, nella minuzia dei particola,ri, acquisti parvenza di realtà; il suo impegnarsi con ardore nella leggenda non appena l'ombra, della sua ala trascorra sulla serena visione delle cose, e il suo equili– brato realismo che la regge e la tiene a· freno; un'arte insomma essen– zialmente popolare nel tono e nell'accento, sprofondata tutta nell'anima del popolo, cui si adegua con l'immediatezza espressiva di una lingua che è il suo principio animatore e il suo ritmo originario, la sua libertà e il suo limite. Discutendò il libro· del Véran per mettere in rilievo, nella composi– zione di Mirèio, la trasposizione epica del primitivo contenuto sentimen– tale e idillico, miravo, nella sua, comp.lessi-tà, a tutto il fenomeno lette– rario della rinascita provenzale, il cui carattere esclusivamente rurale e popolare è fissato nei termini che il Mistral ha posto con la sua arte ·di poeta ( ca;r cantan que pèr vautre, o pastre e gènt di mas). Ne è una documentazione evidente questa Proso d'wrmana, così ingenùa nella sua finezza artisttca, così popolare nella semplicità di una psicologia scarsa di sviluppi dialettici e pronta sempre a salire dal rea.lismo pittorico al fiabesco, dalla vita del sentimento alla contemplazione fantastica: una psicologia di anime l;mone, candide e generose anche nelle loro più forti passioni. Per suggestiva virtù di richiami essa prosa ci riconduce al mondo di Mirèio, in cui vive la <, Masco >i 1 in cui 1 1arlano con super- BibliotecaGino Bianco

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