Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

612 L. Salvatorelli e per il suo paese. Della regina Margherita il Biilow parla con viva ammirazione. Egli aveva avuto tutto l'agio di conoscerla, da am~ sciatore a Roma, posto da cui appunto sali al Ministero degli esteri (di questo periodo, per una curiosa disposizione delle Memorie, si par– lerà nell'ultimo volume). Al convegno di Homburg del 1897, avendo detto il Biilow alla regina Margherita che il suo nuovo posto di mi– nistro degli esteri offriva, a differenza di quello a palazzo Caffarelli, più spine che rose, la Regina gli mandò il giorno seguente una specie di poesia in prosa, in tedesco, in cui lo esortava a cogliere animosamente le rose e non lasciarsi impaurire dalle spine: « Molti sciupano la loro vita, non cogliendo, per vile paura delle spine, le rose che gli angeli di Dio hanno seminato sulla loro strada» (p. 139). · Gl'ltaliani sono quelli che fanno miglior figura nelle Memorie di Biilow. Vi figurano in p.areocni: oltre i Reali, Visconti Venosta, Gio– litti, Zanardelli, gli ambasciatori Nigra e Lanza, Benedetto Brin, di cui si è già detto. Di nessuno si parla con avversione o disprezzo, o sem– plicemente con tono di S'J,1,ffisance : il senso politico degli Italialili, anzi, è da Biilow assai elogiato. Di Visconti Venosta si Jilotano, ma se:nza acredine, le tend1:mze francofile; di Nigra si parla con ammirazione grande. Nessuna traccia, fin qui, di rancore per il fallimento della mis– sione del 1914-15. Sul rinnovamento della Triplice nel ·1902 non app-ren– diamo nulla di nuovo ; è anzi omessa una, delle difficoltà principali. i trattati di commercio. Come sempre, i problemi politici sono trattati di scorcio. Una delle rivelazioni del libro (per quanto so, almeno, si tratta di un inedito assoluto) è, quasi alla fine, una, relazione particolareggiata del colloquio tra Guglielmo II e Leone XIII nel maggio 1903, l'ultimo loro co lloquio. L~ rela,zione, inserita qui integralmente (pp. 62-9-633),fu detta.ta, quasi immediatamente dopo, dal Kaiser medesimo. Leone XIII dice di aver riconosciuto con gran gioia, che l'imperatore ha fondato la sua sovranità sulla base di un assoluto cristianesimo, e che è guidato da principi religiosi elevatissimi. « Nel tempo in cui la maggior parte dei Sovrani d'Europa erano deboli, paurosi o indifferenti quanto alla reli– gione, aveva fatto particolarmente bene al suo cuore che l'Imperatore di Germania avesse posto sé, la sua Casa e tutto il grande Impero sotto la protezione della Oroce [si trattava in particolare di un discorso fatto da Guglielmo ad Aquisgrana], senza, curarsi di ciò che ne direbbe il mondo moderno nella sua avversione alla Croce». V'era un solo ,Sovrano che avesse pensato e agito in questo· modo, e cioè Carlomagno, il quale curvò sotto la Croce tutto il mondo civile del suo tempo « come ne aveva :ricevuto missione dal Papa di allora, Leone III» [riferiamo, non fac– ciamo critica storica: Leone XIII era poeta, e Guglielmo anche]. Pereiò Leone XIII vagheggiava un sogno, « che cioè l'odierno Imperatore di Germania ricevesse da lui, papa Leone XIII, la missione di ricondurre l'Europa al Cristianesimo, contro le idee socialistiche e ateistiche. Egli sapeva bene che l'Europa era divisa in nazioni e paesi e che politica.. mente non era possibile. riunirla sotto un solo scettro, ma nel campo spi– rituale l'Imperatore di -Germania poteva con l'esempio, con l'influsso e Biblioteca Gino Bianco

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