Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Le memorie del Principe di Billow 609 -,----------- alterata nei fatti e ingiusta nel giudizio. Noi crediamo anzi che il ri- ' ' . tratto sia somigliantissimo; e del resto esso concorda con i lineamenti già conosciuti dell'augusto personaggio. Diciamo, dunque, che tutta questa parte delle Memorie, interessante come psicologia di un potente sovrano contemporaneo, è anche un buon contributo storico. Bulow però non è stato il cameriere di Guglielmo II e neanche il maggiordomo o il capo di gabinetto. È stato il ministro degli esteri, e ben presto il Cancelliere per nove anni : il cancellierato più lungo del regno di Guglielmo II. Bethmann c'è andato vicino, con otto anni; ma tre di questi appartengono già alla guerra mondiale. Qra, il cancel. liere responsabile costituzionalmente (lasciamo- anche andare il mini– stro degli esteri, che era capo di un dicastero particolare) che cosa ha fatto per ovviare ai pericoli della situazione; quale risultava dal ca– rattere e dàll'attività del sovrano ? Tutto impegnato ad infilare una dietro l'altra le gaffes, le storture, le squilibratezze, le false mosse del Kaiser, l'ex-cancelliere Biilow, che pure scriveva a gran distanza di tempo, e aveva avuto tutto l'agio di ripensarci sopra, ha perso di vista il problema. Certo, egli racconta, volta per volta, quel che faceva per rimediare agli errori imperiali: di– scorsi:i.corretti , episodi circondati di silenzio, dichiar·azioni governative facenti da contrappeso, e anch'e ammonizioni e si potrebbe quasi dire, a sentirlo, ramanzine al Kaiser. Ma rimaniamo sempre al caso per caso. Di un rimedio generale e prev,entivo, da lui attuato o almeno ten– tato, non è parola; di un problema di regime postosi, in conseguenza di quei tanti incidenti, alla mente del Cancelliere, non è parola. Almeno in questo primo volume, ove pure le occasioni sarebbero già state abbon– danti. E il bello si è, che lo _stesso Bulow viene a confessare la precarietà di quei suoi espedienti, la vanità di quelle sue prediche. Guglielmo II gli dice, infatti : « So che Lei vuole solo il mio bene, ma io sono quello che sono, e non posso cambiarmi>> (p. 373). Insomma, era una dichia– raizione onesta. E a questo punto chi ci fa miglior figura ? Già, tutta la parte propriamente politica delle Memorie, è lacunosa. Un giudice competente, e amico personale di Biilow, Teodoro Wolff, ha rHevato quanto poco esauriente, quanto poco persuasivo sia quel che riferisce l'ex-cancelliere circa i pourparlers per un'alleanza anglo-tedesca. Argomento difficile e importantissimo, che non possiamo tratta.re qui: diciamo solo che Biilow cerca di scagionarsi dall'accusa di essersi la– sciato sfuggire un'ottima occasione, col mostrare che gl'Inglesi miravano a impegnare a fondo la Germania a loro pro vincolandosi per conto pro– prio il meno possibile; e che i giudici tedeschi più competenti manife– starono in proposito la stessa diffidente circospezione di lui Bulow. Ma insomma il memorialista tratta molto più di proposito le eccentricità di Guglielmo che non questo punto capitale della politica propria: si ha l'impressiòne che egli scivoli e svolti come su un terreno sdrucciole– vole. Lo stesso si dica per la questione della grande flotta e della sua in– fluenza sulle relazioni coll'Inghilterra: non una volta sola, delle tante che il Bulow accenna a questo tema, egli si sofferma a svolgerlo sul serio; ma tira via ripetendo ch'egli voleva solo arrivare alla costruzione di una flotta t~desca tanto forte da rendere rischiosa P.er l'Inghilterra un'ag- 39. Ptoaso. BibliotecaGino Bianco
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