Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

· Lettera al Signor E. J. 0' Brien su noi e le macchine 60:3 contagio della peggiore America penetrano in Europa e in Italia. Mesi fa, belle ragazze italiane, per sembrare americane e per· rinvigorire la mascella che è il segno esteriore della volontà, s'erano date a masticare gomma. Ci faticavano, si vedeva; ma la moda è la moda. Anche in arte, in musica, al teatro v'è chi, per la moda, oggi mastica gomma; ma da noi saranno, al più, cento sopra un milione e bisogna lasciarli masticare, perché appena soli sputan la gomma e succiano beati le caramelle e .i cioccolatini cari ai loro nonni. Fosse anche, del resto, una stragrande ,maggioranza a meccanizzarsi e a inamericanarsi, noi, caro signore, non s'avrebbe ragione di vestirci a lutto. In questo voi siete davvero americano, nell'angosciarvi per quello che capita alla maggioranza; Il mondo è stato fatto da una Persona sola e, col Suo permesso ed esempio, sono semprt~ le persone sole o i pochi a mutarlo e a rifarlo. Cre.dete che gl'istinti gregarii, cioè di gregge, sieno oggi più potenti e, in rapporto all'aumentata popolazione di questa nostra palla, sieno davvero più diffusi che nell' antichità o nel me– dievo? Pensate a quello che conteneva il cervello dei paesani d'allora, Bertoldo compreso. Io, maledetto conservatore, preferirei alle loro con– fidenze un' ora di colloquio col più macchinificato operaio di oggi. E metto cogli operai i contadini, perché l'agricoltura ormai s'è fatta an– ch'essa p()r molta parte meccanica e scientifica, col vantaggio di tutti; e vedere anc6ra Aminta o Tirsi nel caciaro che dosa il siero e i latti d'un caseificio modello, o nel bifolco che rompe le maggesi con la motoaratrice e, al pigro aroma di miele che danno le stoppi~ e il :lnentastro, mescola, con un fumetto color mistrà, il tagliente odor del petrolio, è come av– vertire il conducente d'un'automobile che partendo s'è dimenticato pei suoi cavalli la frusta. , Non v'è una tarda eco di Ruskin in queste vostr.e proteste contro le macchine lusingatrici, soperchiatrici e livellatrici ? Ogni nuova fer– rovia era per lui un'altra ruga sul volto della patria. È l'eterno con– trasto. L'uno chiede: - Che avete fatto della bellezza? - L'altro ribatte: - Che avete fatto della felicità ? -- Ma la sola felicità non crea la bellezza, né la sola bellezza crea la felicità. Voi alla parola· bellezza sostituite la parola intelligenza: intelligenza, s'intende, capace di creare bellezza, poesia e cosciente virtù. - Ohe avete fatto dell'intel– ligenza e della libertà? - Ma certo_ v'era già stato un altro Ruskin disperato quando fu inventata, non la prima macchina, ma la prima ruota: e quella dovette essere davvero una rivoluzione. Il punto sodo tra tanto battagliare è questo, p_er me : che anche quando. si sa.ranno inventate macchine cento volte più potenti ed age– voli e prolifiche, sempre la macchina a tutte superiore, la macchina perfetta resterà l'uomo. Che un tozzo di panf\ e una mela masticate e ingoiate stamane da Michelangiolo sui ponti della Sistina si trasformino in pensiero, fantasia-, opera, e diventino poch_e ore dopo la _.Sibilla Cu– mana o l'Adamo davanti all'Eterno, questo mira,colo, caro signore, Uf,S– suna macchina lo compirà mai. E fuor dell'arte, lo stesso si può dire a,nche dell'ingegnere che h3: inventate e migliorate queste vostr.e tanto temute macchine, con questa differenza- che una buona macchina in pochi anni è vecchia, stronca e superata, mentre sotto la volta della BibliotecaGino Bianco

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