Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
594 F. Ohiesa qualcuno, che pure era i111 lei, più forte della sua anima. Riapri il cesto, rovesciò le pesche sulla tavola e le co111segnò al yecchio per– ché le portasse al mercato co111 i fa.giuoli ed i cavoli. VIII. U111 giorno che tonava e diluviava, Claudia era salita i111 solaio a disporre bacinelJe e catini sotto i rivoli che grondavano dal tetto sconnesso e allagavaIDo l'impiruntito, e già i soffitti delle camere sot– tostalilti apparivano segnati di gr3:llldi macchie sporche. Discese a cercare qualche altro recipiente, e si trovò faccia a faccia col par– roco e con un grosso ,Sig111ore, ch'era1I10 li 1I1ell'atrio ai piedi della. scala. La mortifica,zione d'essere sorpresa in un momento come quello, maniche rimboccate, vesti in disordilile, polvere e raglilatele, le tolse di -dfre una parola; ma il parroco suppli lui abbo111drunte– me111te.Colti i111 istrada dall'acquazzone, lui ed il suo compagno (cavaliere Tal dei Tali, p-0destà di -Malborghetto, ecc., ecc.) s'erano permessi di entrare a cercar riparo, se, ben inteso, la signora Clau– dia permetteva. Claudia li fece aecomoda,re illl sala, scomparve il tempo di rifarsi U1I1 aspetto decente, offri un bicchierililo di rosolio. E poté :fi1D.almente sciogliere la lingua e chiedere scusa d'essersi la– sciata trovare illl quella guisa. - La casa è grande e bisogna attendere a taIDte oose, - sog– giunse. Ma si guardò bene dal dire a quale cosa attendesse nel momento ch'erruno entrati. Il curato stese una mano e le spiccò d'in sui capelli una piccola ragnatela. Claudia arrossi forte, e avrebbe volontieri messo alla porta quel curato111e indiscreto che, non contento, veniva sciorinando elogi, sen– tenze e celie: e che le testimonianze del lavoro sono ornamooti me– glio che corone di rose; e che così, tutta velata dl'un'argentea tela di ragno, oomparirà nel giomo del gran premio la gloriosa Santa Zita .... - Santa Zita, - fece Claudia; - la patro111adelle serve. L'amico del parroco assisteva senza dire 111ulla,mostrando due occhi celesti e tran,quilli, piooi d'U111'attenzione benevola. Era un pezzo d'uomo, tra i ciillquaIDtae i sessanta,: tipo di signorotto di campagna, un po' greve, un po' massiccio, faccia. bro111zata,mani forti, abito alla cacciatora. _Ascoltava sorridendo; poi disse: - Se la signorina capitasse ilil casa mia al tempo dei grani o della svi– natura, altro che ragnatele mi vedrebbe indosso. E il discorso volse per la via aperta da quelle parole : le grandi terre che il Cavaliere possedeva e faceva direttamente lavorare le bonifiche, il bestiame. Soddisfatto della sua vita, ma .... - ,Ma m~ .... E dagli coi ma,! - interruppe il parroco. - Che cosa p,retood'erebbe questo sigmor Cavaliere ? Ohe il Signore Iddio scendesse dal suo . BibliotecaGino Bianco I
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