Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

456 G. Stuparich quiete e forse all'inconscio richiamo d~lla sua. 111atura.~P_P:Ure~ual– che volta mi rfoordavo avev,o messo m dubb10 la possibilità d u111a ' ' 1 T' fede per gli uomi111imoderni. Ohe cosa avrebbe detto_ or3: a rnat rivedendomi così deciso a partir per la guerra ? - Sai, Tma, avevi ragio111e;in realtà c'è rimasta anc6ra una fede per cui si può mo– rire : la patria. Un vecchio co111ta<l.rimo, che 111,on avevo visto salire, parlava forte nell'angolo opposto al mio; tutti intorno lo stavamo ad ascoltare. Due baffi biamchi pendenti gli mettev·ano in maggior rilievo la linea energica d'ella bocca. Un bel vecchio. Diceva che al suo ;figliolo, .piut– tosto che mamdarlo in guerra, gli avrebbe spezzato un gi111occhio. Non so da che furore fui preso. Gridai dal mio aillgolo che lui par– lava così perché i suoi .campi li aveva al sicuro, che un veneto non avrebbe mai bestemmiato a quel modo, che se tutti gli altri l'aves– sero pensata come lui, neppure i suoi camp,i e la sua casa di To– scana sarebbero stati più sicuri; e che non mi venisse a dire che la guerra l'avevamo cercata ,noi, perché nea!Ilche il Belgio l'aveva– voluta e tutti sapevam,o,lo strazio che ne aveva fatt-0 la Germania. Mi pentii subito d'aver parlato, perché sapevo che le parole erano inutili; ma ormai ero pronto a sostenere le mie affermazioni. Preve– devo una tempesta, e non di sole parole. Invece, con mia meraviglia, nelle facce che s'era111,o voltate al mio sfogo eloquente, lllO!Il scorsi 1I1essun segno d'ostilità e anzi udii mormorare qualche approvazione. La don111a vicino a me mi guardò quasi con rico111oscenza e mi parte– cipò che aveva un suo :figliolo tra i soldati lassù e cominciò a farmi mille domande sulla vita del fronte, che mi misero in grande imba– razzo, perché in verità non llle sapevo nulla. Il vecchio co1I1tinuava a brontolare, ma io non intendevo più quel che diceva. Dovendo smon– tare a una stazione avanti la mia, egli mi si avvicinò e, prima· di .scendere, mi batté su una spalla: - Giovanotto, l'ha un bel par– lare lei ch'è giovane e che di guai n'ha visti pochi! - Non seppi se d!ovevooffoodermi ; ma· il suo aspetto era bonario e patemo. E mi parve gram gener,osità il perdonargli. Alla stazione seguente scesi anch'io. Tina Tina co111 che piacere . ' ' stavo per nvederla, dopo tanto tempo. Andavo per una via :fiancheg- g~ata da ca1:11-p~, coltivati in ~odo che ogni riga, og111i :spazio, ogni pianta, ogim piccolo germoglio era1110manifesti segni dell'amore e dell'arte sapiente con cui si lavorava la terra da quelle parti. Poi cominciai a salire tra vigneti. Più su erano olivi. In altri tempi non so .quamto avrei goduto di quella bellezza. Ma allora da alcuni mesi . ' ' . ' 10 non sapevo contemplare la campag111a lllei suoi aspetti naturali· con una puerile infatuazione vedevo· la terra spiegarmisi d'avanti come un teatro di battaglie; ogni oollina mi 111ascondeva il nemico·· le strade, le siepi, le pieghe del terreno mi si presentava.in.o su.bit~ oome mezzi tattici da sfruttare per un'avamzata o per una difesa; BibliotecaGino Bianco

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