Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

436 C. Tumiati l'aria cirooli nelle solenni stanze dell'animo umano dove c'è amcora t:r,oppo odore di rinchiuso. Segue l'aprirsi dei piccoli cuori e dei giova1J1ipensieri con spassionata premura e chiama intorno a sé i responsabili per dir loro che se bello è l'educare e l'istruire le nuove generazioni, ben più importante è il capirle. Ardita pretesa, rivendicazione coraggiosa dei diritti psicologici sopraffatti da seco– lari bardature etiche religiose culturali. Bella, umanistica utopia-, greco sogno ammodernato, d'equilibrio e di serenità, .spavaldo grat– tacielo d'una scienza nuova. Attenti però ai sobborghi. Perché a qualche chilometro dal cuore del Cooigressò, nella gra– veolente frenesia dei Luna Parks, ho visti, offerti per pochi cents allo stupefatto ludibrio della folla, idioti e microcefali. Proprio in quei giol'IJli. L'idiota era cinese, bardato, con vesti da mandarino e chiuso in una gabbia ,d'oro. I microcefali eran tre negri immobili sulla piat– taforma d' runpalco da fiera. FONOGRAFO. Un giovane scrittore italiano m'ha detto un giorno con l'aicre pia,cere di condividere un male: - Vada a farsi fonografare. Pro– verà forse l'orribile e strana impressione che io ho già provata. Par di guardar,si improvvisamente in uno .specchio sonoro che riveli senza pietà le asprezze, le stonature, le falsità di quell'intimo volto che è la voce. L'ho ascoltato. Una v~hia americana (pare impossibile, ma ci sono anche quelle) s'è chiusa con me nell'andito silenzioso di non so qual piano d'un grattacielo, come una fattucchiera. Ho gettato dei versi nel piccolo microfono, ho salutato i miei cari lontani, ed ho ricevuto sull'istante, per un dollaro, sepolta in un disoo lucente, la mia povera voce. Strana voce, cadenzata opaca nostalgica. Spettro della mia vera, velato da impensabili lontananze . . Tu che mi vuoi booe, all'udirla, volevi spezzare il d'isco, per :non piangere. (( AUTOMATIC )). Questo ristoratore «automatico>> è lucido bianco igienico e spie– tato come un gabinetto di decenza o, se preferite, come una clinica chirurgica. Appena entrato, mi si offre allo sguardo una pila di vassoi dalla quale debbo prendere in fretta il mio perché altri oommeinsali su– bito m'incalzano alle spalle. Pl'Ocedo reggendolo a due mani e cer- BibliotecaGino Bianco

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