Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
434 C. Tumiati forse l'inutilità dell'esperimento o il mio disagio. Si volta e mi chiede se voglio scendere. Ei;;pongo timidamente l'opp,ortunità di ved~re qualcosa di questa metropoli conquistata co111 duecooto ore di mal di mare. Approva, ma è evidentemente deluso d~ me. Tut: tavia sulla strada è ritomato ai suoi placidi pensieri perché m1 ' ' dice tranquillamente: - Ha visto che anche i negri fa1Un9 i capelli bianchi ? Ecoo ullla cosa alla quale lllon si pensa. MONDO NUOVO. Eppure .... eppure .... Debbo confessare che questa imperiosa sim– metria, queste vertigi111osealtezze, questa fiumana d'uomini e di vei– coli suscitano talvolta sootimenti gloriosi, dàn1110 la sottile ebbrezza dei vertici nuovi. La storia è esclusa da queste stra,de, le vecchie fedi 1110n parlano, l'arte intesa come armonia è assente, il pittoresco di– sor,dine che segna la presenza d'innumerev,oH gusti è cancellato. Eppure .... eppure .... qui la Città è bella. L'aggettivo brucia le mie labbra italiane, vorrei tacerlo, trovarne un altro che dicesse più compiutamoote l'emozione ch'io provo, ma esso insiste nel mio poo– siero. Bella. Questa Quinta strada tri,onfale, questa gloriosa Strada del Parco, questo tratto di Broadway turrita son vittorie dell'uomo. Il singolo è scomparso m.ella solidale potenza del gruppo, la varietà ha ceduto all'ordine, la volontà ha superato l'estetica, l'utile è assurto all'altezza di un ideale disinteressato. Qui è un ID()(lldo nuovo, qui è lecito immaginare una civiltà giovrune e prepotente che crea le sue Città inverosimili con la gioiosa alterigia che sprezza ogni 3Jlltica-misura. · Il sole discende a-fatica in questi baratri di cemento, vi disegna mostruosi triangoli d'ombra, spirali di luce, geometrie assurde come negli incubi drnamici d'una fantasia futurista. Questa folla rombrunte che vi si muo,ve, oorre, s'arresta al ritmo di luci misteriosamente accese, ,disciplinata come un esercito, pronta a scomparire, a -dissiparsi in un attimo se l'urlo delle sirene che gri– dano al fuoco la raggiunge e la spazz-a., questa folla. senza vecchi senza fanciulli e senza morti che ignora le soste loquaci delle strade europee, paziente nelle attese, frenetica nel procedere, questa folla che pare spinta, premuta dal pesante p-asso instancabile d'u111De– stino di conquista che accomuni tutte le razze e le spinga a vertici sempre più alti, è la folla che occorre alle strade incredibili di questa incredibile Città. · Non lasciatele per cercare altri quartieri. Come allo -sfor2iosegue la stanchezza, vedreste a pochi passi or– ribili città coloniali, miserabili e disordrnate, venute su in fretta come bivacchi di conquistatori falliti, vedreste tragiche miserie pen- Biblioteca Gino Bianco
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