Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
Vetrine d'un mondo nuovo 433 - E da che parte andiamo ? - Ma che interesse ha lei di sapere dove si va ? Si va dove si va. Tutto è nuovo, dunque tutto è interessante. Fermi quel tramvai. - Ba,dlj_ che è pieno. - Ma lllon cominci a discutere. Lo fer:rni. B'Ecolllomia, l'Igm.oto e l'Esperienza son forze •tali da ipnotiz– zarmi. Levo la mano. Il tranvai si fermf:l, lllOnal mio umile cenlllo, ma al barbaglio r,osso d'un fanale che s',èacceso in quel punto. Rumore di leve : la piattaforma c'ing-0ia. Paghiamo la corsa ed entriamo, anzi precipitiamo barcollando nella vettura in moto. L'interno è zeppo di passeggeri. M'appendo c001due maini alle maniglie oome una scimmia o un ginnasta e volgo :fiducioso il capo a destra e a sinistra verso lo spetta.colo della strada. Nulla. Le tende sono aib– ba,ssate fillloal livello del mio ventre perché il sole arroventa l'aria. Il mio compagno non se ne scompone e si tien duro, davanti a me, alle sue maniglie ed alla sua opinione. Ma che s'abbia davvero da veder la città in questo modo? Azzardo sottovoce un''obbieziOllle: - Me lo dice lei che cosa ci facciamo qua dentr•o ? Quello scrolla le spalle, irritato. - Ma che gusto ci prova a girare senza ved'er lllulla? - Se non si diverte, scem.,da. Ah, le convinzioni ! Cerco di consolarmi osservando i miei vicillli incredibili. Sono io in America o attraverso in .sogno tutti i conti– nenti? Dove sono quei begli americam.i dal volto roseo paffuto e sod– disfatto che ho sempre veduto nei maJI1ifestidelle mie stazioni o per le strade europee? Questo è un vivaio di razze, un capitolo d'allltro– pologia che corre, un inverosimile campiolllario umamo. Negri gialli meticci, europei polimorfi e patagoni dai grandi volti squadrati sui quali aleggiano invisibili trofei di penllle. Una vecchia negra m'è vicina, tutta agghindata in Ulll abito di seta. Tiene fra le gambe . Ulll ombrello verde e appesa al braccio una borsa di pamlllo a ri– cami ool-Orati. .Sul tondo cranio e sull'umile orrendo volto pog– gia un cappellino di paglia lllera tutto a fiori e fiocchi. Orango mascherato da Ullla volontà pretenziosa e crud'ele. A destra, sento quattro occhi che mi osservano. È una coppia di giappolllesi che mi fissano implacabili colll quel loro sguardo ridente che sembra preludere un lancio. Due siciliani disputam.o in un loro chiuso dia– letto anglicizzato, e un cinese povero dondola la sua larga faccia di creta alle scosse del trrunvai che corre sobbalza divora strade interminabili e misteriose. Dove siamo ? dove amdiamo ? Il problema supera inavvertita– mente il tempo e il luog•oe sconfina nell'altro, nell'eterno problema. Dove oorre, dove s'avvia questa umanità diversa che l'istinto tra– scina fra due fitte cortine di mistero ? Il mio compagmo sembra scuotersi. Salvato il principio, avverte 28. - Pè{Jaso. Biblioteca Gino Bianco
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