Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
A ohe serviva la nave di N emi ? 425 - in ogni stagione, ciò non fa certo meraviglia; tra; tutti gli edifici di Roma i più grandiosi erano le terme, ilJ1 cui imperatori e privati spendevano somme fav-olose. E le piccole città rundavamoa gara nel– l'emulare la capitale, tamto che in molte di esse le terme sono quasi le uniche rovine che rimrungono ilJ1 piedi, perché le più grandiosa– mente e più solidamente costruite. Dove runc6ra oggi .sgorga Ulllasorgente d'acqua benefica, o presso una plaga di fango dot_ato di speciali qualità terapiche, o nei fianchi dei monti donde emanruno caldi vapori, non mancano mai i segni che già i Romani conobbero e sfruttar01110quei luoghi. Uin valente archeologo napoletano, specialmente d'otto in que– stioni tecniche e idrauliche, il professore L. Jacono, ha illustrato illel suo studio iJUtitolato : Archeologia marittima (Rivista « Neapo– lis >>, 1914) le numerose piscine che si trovarn.o specialmente sulle coste tirreniche della nostra penisola, akune delle ,quali servivruno come vivai di pesci, oltre che come piattaforme balneari delle ville situate nel retroterra; ho già citato l'esempio del lago Albano, dove ad ogni banchinacorrispolllde una villa, e se illecontruno almeno nove, ed og~nulllaaveva il suo piccolo stabilimento e il suo imbarcadero. Caligola volle fare la stessa cosa nella sua villa nemorense, sulle rive del suo lago; fu certo una stranezza la forma prescelta, ma la sostanza rimase immutata. Anziché tagliare la costa per formare un largo spiazzo, oppure protendere in acqua UlllabaJUchililadi pie– tra, ool procedimento abituale, egli costruì un galleggiante che ai suoi ospiti desse l'illusfone di Ulllanave, e sopra vi piantò uno sta– bilimento, er~tto con tutte le reg-ole dell'arte termica. Ho detto già che fu questa un'anomalia, ma lllOncosì grrunde come a prima vista potrebbe sembrare. La lettura degli scrittori antichi, e special– mente di Plinio e di Svetonio, ci fa conoscere ben altre stranezze, degne, assai più di questa, di essere ricordate ai posteri. Lo stesso Caligola, lllella sua villa veliterna aveva adattato un elce colossale a guisa d'i tricliillio, ritagliando i rami e le frolllde Ìill modo da impiruntarvi una mensa e i sedili per quindici convitati, oltre a tutto il personale addetto al servizio ; ed egli soleva chiamare quel luogo col nome di lllido ! Sul mare di Baia aveva gettato un ponte di navi, - era questa evidentemente una sua mania, - sul quale passò a cavallo oolll un grande apparato di forze, vruntandosi di aver soggiogato il mare ed ecclissato la gloria di Serse! Ohe dire poi della domrus aurea di Nerone, che era tutta una strrunezza « col suo laghetto foggiato a guisa della spiaggia del mare, - solllole parole di Svetonio (Ne;rone, 31), - iilltomo al quale si ergevamo edifici .somiglianti ad un'intera città ? E vi erruno tra gli altri una coenatio rotunda, con la volta che girava notte e gi@no come il mO!lldo,e bagni di acque marrne e albule, fluenti co,ntiillua– mente, ecc. ». BibliotecaGino Bianco
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