Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
Viaggio in Toscana 417 UJI1a stam.zadal cui soffitto pendevano oo centinaio di salami. - Per– dindiriJndina, che abbondanza! - Desidera far colazione, sig1no– rino ? - mi chiese con un sorriso melanconico l'uomo che atteindeva aUe aiuole, e con gra n premu ra mi fece aiccomodar•ein UJI1a casetta attigua dove era una st am.za fresca e disadorna con una sola tavola apparecchiata. Rimasi solo iJn attesa del cibo che avevo ordinato, quando intesi <la una stainza di- sopra una v-oce vivace mettersi a cantare una cam.wne -degli arditi, poi un passo rapido scendere giù per le .scale e un ragazzo s'arrestò sulla porta, sorpreso di vedermi. - Éravate voi che ca ntavate quel canto di guerra? - Io, - miri– spose con : fierezza.il ragazzo che avrà avuto quindici amni, e teneva in mamo una lettera non ancora asciugata. - Bravo, avete scritto alla vostra amica? - Arrossi nella sua freschezza. - No, - disse riguardandomi, - ho scritto ad un mio amico ; lei chi è ? - Si tro– vava in quell'albergo solo, affidato alla famiglia del trattore; aveva le febbri di adolescenza, e suo padre gli aveva fatto smettere gli studi per respirare invece l'aria dei monti. Ad ogni gesto dimostrava UJI1a contentezza continua per questa specie di situazione privile– giata. Volevo che si fermasse a mangiare alla mia ta;vola, ma egli oon tono di grazioso c omam.do m'invitò alla sua ch'era in cucina, insieme alla famiglia che lo ospitava. - Venga con me, i-O non posso mutare tavola; li ho tutti i miei comodi, qui vengono gli iJnglesi. - Insistette credendomi illlcerto, mentre ero meravigliato, e fui co– stretto ad alzarmi. In quel momento era sopraggiunto il mio amioo, tutto radiioso e pronto a raiccontarmi oose meravigliose che aveva visto, tanto per farmi rammaricare di. noo averlo seguito, ma io gli presentai il ragazzo ed egli restò incantato a guardarlo seipza pare lare. Intanto la minestra era, stata portata in tav-ola, e con la fame che si aveva non perdemmo il tempo iJn oomplimenti. Ma calmatici un po', la nostra attenzione fu ripresa completamente dal ragazzo ch'era l'animatore di tutto il discorrere; mentre si faceva servire con un fare sempre più delizi-Osodi padro:ncmo, ora rifiutando quello che gli veniva offerto per scegliersi altro, ora volendo che quelli di casa preparassero per noi pietanze stranissime che si divertiva a in– ventare sul momento, e infine interrogandoci a suo piacere sulla nostra vita passata, sulla guerra, sulle battaglie alle quali avevamo partecipato e più di tutto sull'aviazione; e sempre egli aveva UJI1 subitaneo impulso a liberarsi dalla viva emozione che provava per le cose straordinarie che gli si narrava, ripigliaJ11dol'argomento e fa– ceinòlolocadere nel ridioolo, con. uno sfavillio negli occhi. Noi, più che entusiasti, ci si sentiva avviliti. Neam.chequi ci fu possibile spen– dere i pochi denari che avevamo; •quamdochiedemmo il oonto, il ra– gazzo impose alla donna dì non farlo, perché noi eravamo suoi ospiti. Era veramente .sorprendente, gestiva come un principe e li, in quella casa, tutti lo oonsideravano tale. Nel partire, ci acoompagnò sulla 27. - PI.gaso. BibliòtecaGino Biancò
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