Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

Viaggio in Toscana 409 rivolse a 1D.oi come per avere maggiori notizie e si decise d'andare tutti insieme a vedere. Il giovametto ci fece da guida su per le cime dei poggi, dove sotto gli olivi era tutto Ulll luminoso spuntare di piumette di gramo ondulato secondlo il pendio. Ad uria casa tro– vaimmo alcune giovam.idonille con le mani sulla bocca, tristi e .pen– sose sul vano della porta. Uin ufficiale medico appoggiato al trpnco d'un albero sfogliava U!Il taccuino. Roseo nel voltò sanissimo, rispose alle nostre domamde trainquillamente, interessaindosi nel suo intimo più ai n-0st ri l;l,spetti che a ,quanto volevamo sapere. - SolD.omorti sull' istam.te. - Ce lo ripeté due o tre volte, ma sempre freddamente, quasi i l fa tto fosse oramai lontarn.o nel tempo. E ID.On ~ggiunse nulla di più, come se assolutamente gli fosse stato vietato. Il luogo dove stavano i morti era a pochi passi, stll cocuzzolo dei mo1D.te, tra cespugli di ginestre sul terreno spelacchiato, •distesi col petto al cielo, i volti vicini, coperti da fazzoletti :iintrisi di sangue, le mani pallide e contratte, immobili. Una pentola di terr!l, cotta, rossastra, stava accam.to a quelle teste, che appena s'intravvedevano bruine di capelli. F,orse doveva contenere l'a-0qua occors!l, per il lavaggio delle forite. Anche questa pentola era immobile. Nulla si poteva comprendere. Il sole splendeva sui loro gambali. Guardai all'intorno: lontano sull'orizzonte si profilava, l'azzurro d'una bassa catena di monti, e, tra il bian00 delle ghiaie d'un tor– rente, appariva_lo scintillìo de-Ueacque. P,oi i colli s'elevavwno sino tal monte dove ci si trovava. Su, alta nel cielo, proprio a piombo ora sui morti e ora sulle nostre teste, un'allodola trillava :iinstanca– bile senza farsi vedere. Più in là v'era il cMlnone capovolto. Un soldato col fucile a tracolla vi stava accanto duro e fisso con lo sguardo rivolto al pamorama lontano. Un maresciallo edl alcuni soldati acoovacciati sotto un cespuglio di giJUestreg-0devano ,del sole e pareva che una smania d'amore li dominasse. Avevano il cappello abbassato sugli occhi, il volto congestionato, le labbra gonfie e soc– chiuse nel respiro pesante, e le mani in tasca. Non parlavano, ma il maresciallo guar-dlava verso il torrente e i monti azzurri nella lon– tanrunza, e pareva meditasse in relazione con quel panorama (che a{l'lchea me piiweva) con una profonda soddisfazione. Gli ero vicino e guardavo or-a lui, ora il pamorama; il cannone capovolto ci stava davaaiti; io tutto d'un tratto gli dissi: - Non le pare una scena di guerra? - Proprio, - mi rispose senza esserne sorpreso, - ci pensavo anch'io. - Quei monti laggiù sembrruno quelli della Bain– sizza, quel torrente, l'Isonzo, e lì dietro a quei colli n-0n vi dovrebbe essere Gorizia ? - Ha fatto dunque anche lei la guerra da quelle parti? - Il mio -amico sopra,ggiunse, e volle che osservassi i sol– dati rMJ.nicchiati sotto le ginestre : - Osserva come la morte li gonfia di sensualità; ti assicur-0 che quelli lì, questa sera, per sfuggire alla paura 1 che hanno avuta, andranno a tutti i oosti a fare ~iblioteca Gil)o Bianco

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