Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

408 G. Comi,so tenerci muti nel grande silenzio, ritomammo a pen~re alla guerra. Il valico poi, col suo aspetto molto individuabile, riesciva preoccu– pante quasi fossimo sotto la minaccia di osservatori nemici p,ronti a seo-nalare il movimento dalle cime dei monti retrostanti. Il mio o . . amico pensava la stessa cosa, perché senza che io ghe ne avessi parlato, prima di giungere al valico, come sentimmo il vento freddo passare, mi disse di tenermi 1I1ascostodietro a lui. M;:i,quello che poi veramente ci impressionò fu che, sorpassata la sella di corsa, e appiattatici nell'ombra d'un cespuglio, appena fissato lo sguardo sulla nuova vallata fertile ed ampia, ci colpì vedere accendersi su d'una vetta una vampa rossa e subito dopo Ìllltendere il rombo d'ulll colpo di caniilone. Ne seguì dopo un certo intervallo un altro, poi un terzo, ma questo d'un fragore più illltenso di tutti gli altri, ta1I1to che venne riecheggiato dalle pareti dei mOiilti vicillli. Il mio amico m'indicò una densa nuvola di fumo. Diceva che vi ,si vedevano alllChe uom1ni ad accorrere: - È l'artiglieria che fa i tiri, - disse, - ma quest'ultimo colpo è sospetto. - Sarà U!IIl colpo in arrivo. Come si fa a piazzare U!IIl pezzo in un punto cosi scoperto! - Ma il giuoco delle mie parole era illlutile, perché non sentivamo sparare più e si poosava che veramente fosse successo qualcosa. Pr,oposi di andare a vedere, ma il luogo ci parve troppo loiiltano dalla nostra strada, e invece scorto, di sotto, un carro tirato da due buoi che s'avviava verso una piccola casa, scoodemmo di corsa per raggiungerlo. Os– servavo questo carro su cui stava seduto U!IIl uomo mingherlino; era U!IIl carro semplice e solido, pronto a snodarsi nelle giunture a ogni -sobbalzo della stradicciuola, e i buoi anche avevano forme Slllelle, ma forti; un'armonia collltinua si svolgeva e si palesava in rapporto col movimento e pensavo alla giustezza di quell'attacco come al ca- polavoro d'un ignoto, quando il mio amico mi d'isse: - Ti vorrei far assaggiare il vino di questa valle che deve essere la Valle del– l'Inco1I1tro. Qui il vino sente di questa terra secca e sana, come quest'uomo che sta li sul carro. - Il cont31dino aveva illlteso, e con voce dolcissima ci si rivolse oortese ad Ìlllvitarci nella sua casa per offrirci di quel vÌIIlo. La sua casa, come il suo carro, esprimeva proporzione adl ogni a1I1golo.Una frese~ aria era nell'iJnterno tra le grosse mura grige dal tempo. Discese per il villlo, e noi l'attendemmo lllella cucina. Il fo– colare con la cappa di quercia, il soffitto con le travi di cipresso ci ridestarono il gusto della ricchezza allo stato natur.ale, oramai scomparso dalle 1I1ostrecase borghesi. Nell'assaporare il vino, sor– seggiato con la sospensione di tutti i sensi, vedemmo entrare dalla porta un giovanetto vestito come un cittadino, oon pantal{)IIlcini corti, il quale subito disse al nostro ospite, che era suo padre che gente accorreva sul monte vicino dove erano morti due soldati d'ar> tiglieria per lo sooppio d'un C3Jlmone.Egli non sapeva di più, si BibliotecaGino Bianco

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