Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
Viaggio in Toscana ,t.o7 gate le sopracciglia, dav•a anche lui qualche tocoo, ma poi smetteva seccat·o : - Quaindo dipi!llgo, ho l'impressione dì sviluppare una calcomania. - Ma, santo Dio, - .soggiungeva allora sua mad're, - dici a me che illOnho pace, sta' quieto tu ora e lasciami finire, - e chiedeva a m(:l: - Non le pare? - Ma io illOrn sapevo cosa rispoiil– derle, taJI1to mi se~brava strano ch'ella tendesse alla ragioille. In fine il vento cessò !llella notte d'uno di quei giorni. Alla mattina ri,aprendo le finestre già ci si sentiva capaci di vincere la !llostra malinconia. Il calendario col ,suo a!ll'nuncio fulll– zi-Onòda elemento istigatore. - Andiamo illlcontro alla primavera sui monti. - E, vestitici alla -svelta, senza a,rvertire la madre che russava lllel letto, attraversammo il piocolo giardino per scendere di corsa giù :nella strada. Il paese era deserto, il sole batteva sui vetri delle verande degli alberghi sormontate da grandi diciture :i!Il– glesi ,che facevano penç1,,quali disperati richiami nella grrunde pe– nuria di forestieri. Prendemmo risolutamente la vecchia strada di Romagna che dura e pulita si svolgeva a mezza costa del moillte. Alla lll•ostra .sinistra vasta e colma di luce si stendeva la vallata del Mugno1I1e.Ci si stupiva dei vecchi tronchi corrosi degli olivi tra il verde tenero del grano,. Dall'altra parte invece fimo alla cima dei monti non erano che fitti boschi di cipressi dove il sole penetrava a stento, con r11ggi freddi e quasi tetri. Poco allenati alla marcia, presto il nostro passo ,si fece stanco. Si parlava solo a brevi frasi per acceiniilarci le belle cose che s'imponevano al 1I1ostrosguàrdo. Oltre– passammo qualche casa di contadiilli che ci parve d'una bellezza incredibile. La stalla attigua, la scaletta esterna che ,scendeva sul– l'aia, ci faceva1110 scoprire, 1I1ella loro minuta armonia, la grazia di quella stessa mano che sapeva così bene ornare coi filari delle viti \ i piccoli campi. Di là da urna siepe s'i1I1teseu1I1avoce :insegnare la coltivazione dell'olivo : - Gli fai urna ghirlanda di muriccio .... - Il contadino che parlava stava rannicchiato tra i rami d'un olivo, in- tento a p otare, portava un grembiule di tela turchina, lindo e quasi elegam.te, come urn giardiniere. Il cielo era chiaro, asciutto e leggero, c osì diverso da quello del 1I1ostropaese umido e pesante anche se sgombro di !IlUbi.Vinti <lana st3Jnchezza ci buttammo di là dal fosso, su U1I1a breve sponda tra ulll ruscello e alcullli cespugli ancora tutti rattristati dall'inverno. Qui, umo da Ullla parte e UIIlO dall'altra, fummo presi dal sonno e dormimmo per un lnlllgo tratto ool maggior ristoro possibile. Al risveglio entrambi ci sentimmo più forti e più decisi a prose– guire verso le montagne lontane che si scorgevano coperte sulle cime da neri boschi. Aocortici che alla 1I1ostradestra, tra pendii squallidi e qua e là spaocati da rooce, s'apriva un valico, pensammo di sa– 'lirvi per dare uill'occhiata al panorama dall'altra parte. Nel salire, forse suggestionati dal terreno sca,bro e abbando111atoe dal nostro -BibliotecaGino Bianco
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