Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
406 G-. Comisso vasca di zinco amche due volte al giorno; poi mezzo nudo girava per le stanze anche in presenza di ·sua madre, fermWI1:dosianzi spesso dinainzi a lei com.un estro spavento.so d'ironia per dirle: - Piglia i colori fammi il ritratto! - Egli si dibatteva tra un senso di rabbia per ess~re stato creato e un'oscura volontà di profanare la sensi– bilità di •sua madre. Continuamente la rimproverav·a, perché non stava mai quieta. Erano venuti a mancare assolutameinte i deinari ed egli in quei giorni aveva firmato Ulllatto di donazione della ren– dita delle sue tre medaglie d'arg,ento, all'asilo infantile del suo paese. Da ultimo un vento insistente ci tenne chiusi in casa per alcuni giorni. Tremavano i vetri, e il cipresso frusciava sulla parete. Ve– devo sulle tempie del mio amico le vene go1I1fiarsie inoltra-rsi a ser– pentino tra i folti oopelli che già incominciavano a incanutire. Egli socchiudeva gli occhi, si stringeva con una mano la barba come per strapparsela e poi finiva coll'abbandolllarsi a,d un sopore quasi ani– male. Ma a tratti riapriva gli occhi, scuotendosi come spaventato dJLlla mia presenza. Allora oercando di calmarlo gli dicevo: - Il vento ha la velocità di sessanta metri-al seoondo; oggi non si vola, vuoi che facciamo una partita a pok&r? Il colonlllello è andato a Udine con la vetturetta. Vuoi che prendiamo il s~decar e andiamo a Palma1J1ovada Donna Maria? - Egli sorrideva risocchiudendo gli occhi. - StupidJo ! se il vento va a sessantaJ andiamo a planare sulle nuvole, tu non hai mai capito la bellezza di questo prodigio. - Ma queste parole che ci dicevamo, come se quel vento tanto simile a quello del Carso ci avesse trasportato 1I1el ,tempo e nei luoghi della guerra, finivano 001 fare oosì disperatamente male amche.a me, che a momenti convinto che nulla, ci fosse più da atteindere 1I1ellavita, rasentavo pacatamente l'idea di ,finire. - Guido, scendiamo giù al campo di Marte, si convince il meccanfoo con qualche astuzia, pren– dìamo l'apparecchio di quel tuo amico aviatore, e si va a fare l'ul– timo volo. - Ma egli mi rispondeva con mugolii incomprensibili. Il vento agitava a-nche sua madre; si sentiva che non poteva rima– lllere ferma, Girava da Ullla stanza all'altra, dura nello ,sguardo, preoccupata ad assicurare le finestre che non s'aprissero, costruen– dovi contro barricate di sedie e di tavolini con l'estro dei ragazzi che nei giorni di ,cattivo tempo giuocano in casa. Ella metteva per terra le chicchere, i piatti e i piccoli vasi e poi nel continuo cammi– lllare finiva col pestarli e romperli. A questo rumore il mio amico apriva gli occhi e allora le diceva: - Ma sta' quieta, mettiti a di– pingere U!Jlabuona volta! Prendi i colori. Aspetta che vado a pren– derti UJ1 modello. - Usciva e rientrava poco dopo oon un vecchio avvolto in un mantello color vinaccia. Lo faceva sedere in buollla luce, ordinava il tè per lui e obbligava sua madre a cominciare su– bito l'abbozz?· Ogni tanto le strappava di maino il pennello e corru- BibliotecaGino Bianco
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