Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

Oontributo alla biografia dj Oriani 403 All'ultimo atto Dina è rimasta in casa il marito l'adora come sempre: lei è ammalata, Mario è tornato a Ro~a. Ella vuole rico~ciliare padre e figlio : lo impone al marito, riceve segretamente Mario vorrebbe strappargli almeno in un grido la rivelazione del suo amo:e non ci riesce, lo caccia, ~ si suicida. ' Questo racconto è imbecille: bisogne:r,ebbe che tu leggessi la ·tra– gedia: non ho mai scritto niente di meno peggio. Scusami. Anche il nuovo runnunzio fu motivo di doo-lianze solo, perché era . o ' seguito da un rapido cenino di opere di scrittori bolognesi. L'Oriani ormai soffriva troppo: e la sofferenza lo rendeva, più che mai, duro ed aspro pur coo gli amici che gli volevamo bene. Un giovame editore intelligente, che in quel tempo iniziava le sue pubblicazioni con la raccolta de lle Poesie di Salvatore di Gia– como, e 00111 il volume Sul fiume del tem.po di Angelo Conti, accet– tava, con animo pronto, la pubblicazione dei Fuochi di bivacco, ma alla prontezza nell'accettare, ,non seguiva la sollecitudine nel– l'allestire la stampa. Gli indugi parevano all'Oriani espedienti per nOlll pubblicare; cartoline, lettere assicurate, telegrammi, a,ttesta– vano, senza alcuna attenuazione, la diffidenza, l'ira, lo sdegno, 3illChe contr:o di me, che, pure dando a quelle parole l'interpreta– zione suggeritami dal costante affetto, lllOIIl potevo non rattristar– mene. Ecoo la più amara di queste lettere, del gennaio 1907: Ti mando questa lettera assicurata sperando che cosi almeno· tu risponda. Ho atteso sinora tristamente indarno. Non discuto il tuo di– ritto di giudice sulla mia opera: potevi annunciare Fuochi, Rivolta e Dina sul tuo giornale anche in tono. più basso; cacciarmi in un altro coro bolognese anche più idealmente povero : tu sei un giudice : il tuo diritto è assoluto. Ma tu sai tutto il lungo sacrificio della mia vita, la sventura che mi condanna in questo deserto dove agonizzo da, anni con quel povero ragazzo, che non posso nemmeno mandare altrove agli studi. È assurdo, è triste, venire nelle mie condizioni a gittarvi un nuovo dispiacere. So che i miei libri non vanno : sono commercialmente l'ul– timo scrittore d'Italia, ma, perché dunque promettermi ciò che non puoi mantenere? Cosi fu per Lotta, cosi sarà per Fuochi. Credilo: era meglio non farne nulla: lasciarmi come sono. Magari quei libri saranno stam– pati me morto. Mettere una nuova umiliazione sulle vecchie, non è bello nemmeno per te . .Se il signor Ricciardi, non so nemmeno il nome, l'in– dirizzo, e non posso scrivergli, non vuole il mio libro, me lo rimandi .subito. Non volevo dirti altro. Tu divertiti. Ohe fare ? Il Riccfardi, preoccupato delle proporzioni eccessive che nella' stampa avrebbe assunto il volume Fuochi di bivacco, chie– deva all'Oria!Ili una riduzione della materia. Il meglio era sostituire alla scama parola scritta, che esacerbava quella triste amima soli– taria, la persuasione affettuosa. Mi recai à Bologna ; ebbi :nelle mani B bliotecaGino Bianco

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