Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

Contributo alla biografia - di Oria.ni 399 Di scrivere la prefazione, Oriruni si rifiutò con questa dolorosa lettera, che il Orooe ha pubbli.cato nelle Memorie di un critico (ri– stampate dal Petrini nei suoi Qua,d,erni) : La tua lettera mi ha fatto male. Tu lo 8ai, e lo dimenticasti scriven– domi : sai tutto, la mia lunga e triste vita, la tragedia domestica, atroce, indicibile, che mi ha spezzato, e, qopo spezzato, insudiciato. Scrivere una prefazione alla mia Lotta politica ? Ma essa medesima non è che la prefazione del libro, che dovevo fare e non posso e non potrò più scri– vere : morirò quassù i;n questo deserto, nel quale le cose mi fanno oramai più male delle persone. Mettermi. a tavolino per dire al pubblico: - Mi ' hanno ammazzato nella mia casa, non posso compiere la mia opera storica, non posso fare quella filosofica, sono già morto ! - E lo sono : vedi, non compirò nemmeno il ciclo dei miei drammi: non scriverò gli ultimi quattro. E li vedevo tutti interi, vivi, nella testa. Prega tu Croce, l'illustre uomo, di fare egli una prefar. .done alla mia storia, di mettere qualche sua pagina davanti alle mie. Lo farebbe egli, se io fossi morto davvero·? Lo meriterei da lui ? Se ,sì, mi consideri morto : lo sono nel modo più atroce: mi sopravvivo. Non gli dire che gli sarò riconoscente: egli non può averne bisogno. Fa' tu : perdonami; non posso, non posso. Croce, allora inteso ai suoi saggi sulla letteratura dell'Ottocento, no1I1 ritenne opportuno scrivere la prefazione, e preferì rinviare il · suo giudizio sull'Oria{lli al saggio ampissimo e compiuto che sarebbe apparso nella Critica. Oriami, con l'organismo già minato dal male che lo trasse alla tomba, era impaziente, e, 1I1el presentimento della fine 1110n lontruna, incapace di più attendere. Il diniego del Croce lo ferì profondamente. Scriveva il 18 agosto del 1906 : Prevedevo la cattiva risposta di Croce, sono avvezzo : il suo pretesto è indegno di lui e di me. Alfredo Oriani che gli facevano dire: conside– ratemi morto, meritava tragicamente di essere creduto. Al solito peggio per me. Non farò la prefazione. Se tu, se altri laggiù a Napoli volete rimettere il mio libro, me vivo, a galla, fate. Io sto peggio del solito : ho sofferto, soffro troppo, e queste umiliazioni mi stancano, stancano uno che non ne può più nella vita. Te ringra.zio, anche per Parigi, per– suaso che non ne sarà nulla. In questo momento vado a letto colla testa che mi si spacca dal dolore. Non ho Bicicletta: se scrivessi a Zanichelli, lo conosco, non te la manderebbe. Te la darò a Bologna quando ci vedremo. , Framcesco Gaeta si proponeva di far tradurre in framcese Bi– cicletta per i tipi del Sansot, per il quale preparava Ulll saggio sulla letteratura italiana di quel tor1110 di tempo, in cui dette deg1110 posto all'Oriani. Intamto si pubblicava Oro, incenso e mirra, e si ripeteva la solita lotta contro l'indifferenza ed il silenzio, contro i cenni al solito umiliamti pur 111ell'el-ogio.L'Oria111iche soffriv~ sempre più del suo male, se ne angustiava oome 1110111 mai. BibliotecaGino Bianco

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