Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

Oontributo alla biografia d·i Oriani 395 quel signor Pica non è miglior gentiluomo di tanti altri. Però a te ripeto grazie: tu speravi perché sei giovane: io non spero oramai più p,erché sono vecchio: d'altronde vale nemmeno una speranza questo in– vito del Filologico ? Stammi bene. Ricevuto l'iinvito ufficiale, l'Oria1n.i nemmen rispondeva, mentre Pica, abituato da parte sua ad essere sollecitato e ringraziato del– l'o111oredai c001.feroozieri di moda, si mostrava .sorpreso e seccato del silenzio: « All'Oriani, - mi scriveva, - ho scritto quindici o venti giomi fa urna lettera, piena di cortesi iinsistenze e di espres– sioni lusinghiere, pregaindolo di rispondermi a volta di corriere, _ma finora non ho ricevuto nulla. FraJUcamente ine sono seccatissimo, perché parmi che faccia un poco troppo il prezioso, per quaJUto gra,nde ed indiscutibile sia il suo valore letterario. Adesso il suo assenso giU1ngerebbe troppo tardi e mi metterebbe in imbarazzo». · Oriani dal canto suo: Grazie della buona memoria. Ricevetti un invito dal circolo, e in calce v'era qualche parola, in inchiostro verde, del signor Pica. L'invito era dei comuni, le parole non so, ma forse parvero al signor Pica un gran complimento: ho ringraziato e ricusato. Credi, a Napoli nessuno mi conosce, o non tratterebhero così: hai visto per Mo1no: la stampa mi ha insultato come uno sconosciuto principiante. A che verrei ? Io non ho più l'età dei battesimi e delle cresime: mi conosci: trattare colla stampa? Io? Perché un discorso di fila, cogli altri, i conferenzieri di mestiere ? Il signor Pica, sa-rà, magari un eccellente gentiluomo e mi tratta come mi stima : perché chiedere di più ? Ma perché concedere ciò che è chiesto così? Io non sono nulla laggiù e quasi altrettanto qui: accetto alteramente questa miseria, e ne ho delle più tristi nell'anima. Ma a te ridico grazie.: sei il solo amico che io abbia nel bel paese meridionale. :Rica si trovava, cred'o, per la prima volta innanzi ad un rifiuto del gener-e, e commenta-va: « Un bel tipo quell'Oriani ! Qu31ndo ci vedremo, vi farò leggere la sua cartoliina da permaloso bislacco e voi mi spiegherete se ar1cetta o inon accetta.». Si chiudeva così il tentativo di trarre Oriani a Napoli. Nell'epi– sodio le ombr osità, le diffidenze, le amarezze di quell'anima offesa dalla pena di tam.ti anni, erano affioraté. Chi quella pena conobbe, norn si meravigliava di quella sdegnosa alterigia, in cui pur c'era vivo il desiderio di urn riconoscimooto capace di dare conforto e treguà. In quell'apparent,e scontrosità si nasoondeva urn bisogrno profondo di amore e di giustizia. A darne la, prova, valga questa lunga lettera, ove c'è, ~elineato ' in un irncontro co111 il Carducci, tutto l'Oria:ni con la sua sconfinata bontà e col suo ingenuo orgogUo. È di risposta ad una mia, nella BibliotecaGino Bianco , Fondazione .Alfred Lewin · Biblioteca Gino Bian.a>

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