Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
394 F. Del Secolo Il trionfo dell'Invincibile, portato in giro per le maggi.ori città d'Italia da Zacconi, ci persuase a riprendere l'idea della cooferenza al Filologico : il pubblfoo che aveva app_laudito a teatro, sarebbe stato facilmente attratto alla conferenza, anche se ignorava i libri. Scrissi ad Oriani, per vedere se, essendosi deciso ad uscire dalla solitudine per andare a Genova, si risolvesse a ve11ire a Napoli per la conferenza. Mi rispose : Ancora così, purtroppo sarà sempre così! Tu mi comprendi, non posso, e discutere il vostro compenso è insoffribilmente doloroso a me gentiluomo. D'altronde a che, per chi verrei ? Ad imbrancarmi cogli altri conferenzieri? Non sono abbastanza modesto. Verrei maggiore, o almeno diverso da essi? Ma, chi mi -conosce a Napoli tu eccettuato? Credo che vi sono almeno ignoto come a Faenza, la mia patria, che non ha mai voluto leggere uno solo dei miei libri. A Napoli nessun giornale parlò mai di me, dei miei volumi, dei miei drammi, dei-miei discorsi: nessuno mi conosce, nessuno mi cerca. Pica ! Forse : ebbene ringrazialo. Chiunque io sia, e quale possa essere il valore della mia opera, questo è certo che nessuno finora osa dichiararla quale è: solitario e superbo, non chiesi, non chieggo, accetterei potendo, e non lo posso. Quando ci vedremo? Vorrei saperti meno disgraziato: ma s~ gio-, vine, e le tue sventure possono passare, le mie non passeranno più. Grazie. E di nuovo, alle ripetute mie sollecitazioni : Come ti ringrazio clella tua fede e della tua insistenza. A che pro parlare di denaro ? Sono trent'anni che lavoro gratis, e potrei, volendo, siamo sinceri, compiere il piccolo sacrificio di venire a Napoli. A che venirci ? Per chi? Nessuno <lei miei venti_ volumi, nemmeno la Storia d'Italia, nessuno <leimiei cinque drammi meritò mai nemmeno l'annuncio di un giornale napoletano. Venire ad un battesimo? E vedi: i signori del Filologico tengono alti i loro inviti, e temono rifiuti alteramente: hanno ragione. l\fa per invitare Verga, Fogazzaro, D'Annunzio, fareb– bero come p_erme, ricorrendo a_dun ainico come sei tu, per farmi questo onore ? E sia pure un onore : 10 non sono un modesto e gli onori non mi tentano. Chissà se non verrò un'altra volta, se q~alcuno a Napoli arrivi a credere che io sono Oriani. Vittorio Pica attendeva intanto il risultato delle mie sollecita– zioni, prima di fare l'invito ufficiale. 1111 seguito alla lettera prece· -dente, pregai Pica di fare l'invito senz'altro e lo runnunziai al– l'Oriani, che ,non avendolo rkevuto subito, trov'ò nel breve indugio nuovo motivo di dogliamza. · ' ' Ho tardato a scriverti per convincermi di aver avuto ragione. Non ho ricevuto e non riceverò alcun invito dal tuo Filologico: vedi dunque. che avevo indovinato. Laggiù non mi si stima più che in Romagna; e ; • .. .. . . ; ' . } ~ - - BibliotecaGino Bianco
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