Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

Contributo alla biografia di Oriani 387 trovare una copia de La disfatta : la lettura mi parve e fu uam rive– lazione. Portai colll me La lotta politica in Italia, c,ol proposito di leggerla attentamente, di meditarla, di cercare le ragioni dell'oblio in cui quell'opera era stata gettata, di spingere chi ne avesse l'auto– rità, a riparar~ a quello oblio, a rompere la congiura del silenzio. Da questa mia fede nell'mgegno e nella virtù e nell'opera dell'uomo nacque una lU[lga, corrispondenza,, che ,offro ai lettori d.i Pèg-aso, IIlelle sue parti più interessanti: gioverà ad illustrare il periodo più tormeintato della vita dell'Oriani (gli 3Jllni che vanno d'al Nove– oonto alla morte); a gettare un fi-otto di luce sul martirio di quel– l'anima, che non amcora è stato _vistoe reso degnamente. Bene scrisse il Pancrazi sulle pagine di questa ,Stessa rivista: « .... ,dietro l'ambi– zione del pensatore, geme il dolore dell'uomo. Perciò il capolavoro di Oriani IIl0Jl è questo o quel libro suo; ma il capolavoro è lui stesso, Oriami, oon tutta la vita sua e il pensiero e l'arte. Anche in ciò egli richiama piuttosto gli scrittori e i pensatori del primo Ottocento, c_he mescolavano romanticamente l'arte e la vita, il fare e il pen– sare>>. Il giudizio critico sull'Oriani non potrà essere mai giusto ed intero, ove prescinda dalla comprensione della sua umana perso– nalità, così ricca, così complessa, così limpida pur nelle apparenti contradizioni. Eccovi U[l lembo di questa personalità nelle lettere, ove l'anim[!, ferita rompe i veli dell'orgoglio e traspare colla pena intima delle sue angustie quotidiane, delle sue delusioni continue, del suo orgoglio offeso. Oriami scriveva quasi sempre in cartolina, per nulla preoccupato di denudare su un pezzo di carta esposto a occhi indiscreti le indi– viduali tristezze, quelle ascose lacerazioni, sulle quali la sua parola sdegnava di soffermarsi. Non-la intima delicatezza dell'a,rg0mento, ma solo l'abbondanza delle cose da dire gli faceva varcare i limiti della cartolina e 1o spingeva entro la segreta compostezza della let– tera chiusa agli sguardi altrui. Ma pur nella nuda magrezza della cartolina la scarna scrittura, compatta e salda, si svolgeva con ra– pida veemenza, senza mai una esitazione, senza mai ~na correzione, senza maì un pentimento. Ohi abbia visto il grosso e fitto mano– scritto de La lotta polUica in Italia, che sembra fissata sulla pagina con la precisione di ulll'a epigrafe sul marmo o sul bronzo, ritrova nella scrittura di queste lettere la stessa diritta sicurezza, anche ilil quelle gettate giù nelle ore, in cui il tormento mordeva fino al sangue quel fiel'o spirito. · L'alto sentimento di sé e della propria opera, l'ombroso tempera– mento, la diffidenza per i contemporanei, la violenza talvolta mgiu– sta verso amici che pur gli erano devoti, la brama del successo e lo s<lleginonel co:nstataJ'ne la vanità, le tenerezze di un cuore affettuoso BibliotecaGino Bianco

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