Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

P. MoR,\ND, New-York Ohampions du monde 509 di Nuova York; ma in un senso reso certamente più nobile dalla finalità della tesi ch'egli sostiene. Morand ha voluto comporre un libro che fosse destinato, sopratutto, a chi ha bisogno di farsi un'idea di Nuova York più concreta .e, insieme, più intelligente e spirituale di quella che si ricava dalle guide turistiche o dalla letteratura economica. La sua veduta personale ed europeistica, contestata più dagli europei che dagli scrittori americani, è insinuata in una tessitura compatta e organica, un ,or,dito di osservazioni intelligenti e di notazioni sottili nel quale si sviluppa l'immagine di Manatthan, cuore· di Nuova York, organo propul– sore ed essenziale di tutta l'immensa repubblica,. Il Morand va in cerca, attraverso le tre parti dell'isola babelica, di una tradizione propria, di uno spirito locale più significativo (ld elevato d·ello sport, dell'affa– rismo, della praticità assoluta che sono i luoghi comuni più correnti sugli .Stati Uniti. Come dalla città bassa s'inizia l'itinerario moran– diano, ecco apparire le ultime vestigia del primo Ottocento, di un tempo nel quale il predominio spirituale europeo era universalmente riconosciuto; ecco la città coloniale del Settecento e la vetusta Nuova Amsterdam degli ugonotti e degli olandesi dei due secoli precedenti. La storia di Nuova York sembra il più glorioso episodio della storia del puritanesimo : alle basi di una cosi smisurata costruzione dello spirito speculativo ed organizzativo si riconosce l'ascesi capitalistica, il calvi– nistico misticismo del lavoro. Negare non solo una opposizione spiri– tuale di americanismo e di europeismo, ma anche una sostanziale di– versità, tale è la tesi di Morand che trova largamente favorevoli gli intellettuali d'oltre oceano. Anzi questa medesima tesi, che lo scrittore francese sostiene con plausibile passione di europeo e arricchisce coi più vivaci fiorì della~sua intelligenza, fu già largamente sviluppata da ,valdo Frank nel suo Oitr America. Questo ritratto di città è romanzato nel senso che tutti gli .elementi i:l i particolari degni di studio si rivelano piegati ad una sorta di orgoglio europeo che vuole attribuire al genio del vecchio continente (e in buona parte alla Francia ugonotta), il merito della civiltà americana: Parigi, Berlino, Londra non dovrebbero compiere che un certo sviluppo topo– grafico ed edilizio p_e.r somigliare a Nuova York. L'ottimismo morandiano giunge a segno da fargli accogliere l'idea d'un' America ove « nos artistes iront peut-étre a_ussi y chercher y,n refug.e pour ce produit de "fluxe : la pensée ». Qui siamo al solito timore del solito pericolo russo: « Le parti n'a pas besoin d'intellectuels », diceva Lenin, e Morand lo cita con raccapriccio. Ma Morand riprova la bontà di questa iµterpretazione europeistica, nella vivace trama di Ohampions du monde, apparso a brevissima di– stanza dal New-York. In questo libro di ambiente franco-americano non troviamo attenuati i difetti di coesione e di consistenza dei suoi prece– denti romanzi, ma vediamo condotte ad un'acuta squisitezza le migliori virtù morandiane. A parte i libri di viaggi, l'opera narrativa di questo scrittore si riduce al valore del frammento, o meglio dell'aforisma~ della definizione. È il carattere, questo, che lo lega strettamente a Giraudoux. In costoro, certamente, si continua una vecchia tradizione francese, che è quella della prontezza vivace dello spirito, -di quell'esprit che era il ibliotecaGino Bianço

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