Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
24 N eue Deutsohe Erziili,ler. 507 Questo acquafortismo ha, in fondo, qualcosa di atrocemente dilet– tantesco e conduce ben spe1Ssoad un rivoltante manierismo. Due saggi di siffatto manierismo truculento mì .Par di vedere in Eines Mannés beste Zeit di Andreas Zeitler e Vier Madchen in einer Zelle di A. A. Kuhnert. Si tratta, nel primo caso, d'un artista mancato che uccide moglie e figlio per presunta debolezza morale innanzi alla tragica brutalità della vita. È evidente che una debolezza simile dovrebbe interessare lo psichiatra ben più che l'artista. Con tutti i suoi sforzi, il narratore non riesce a renderci moralmente simpatica una psiche che ha tutti i caratteri mor– bidi d'una opaca infantilità. Nel secondo caso, si tratta, semplicemente, d'una giovinetta che s'impicca nella cella d'un carcere dove altre tre ragazze assistono inerti trovando inevitabile la cosa dal momento che la giovinetta ha un padre incestuoso. Non si sa, veramente, in tanto cumulo di nefande atrocità, chi deplorare di più: ma viene il sospetto che più deplorevole di tutti possa essere il narratore. Dall'altra parte, anche il modo zwei,ghiano, idealistico, col suo otti– mismo costruttivo, può degenerare in una facile «maniera». E la ma– niera fa forse già capolino in una bella cosa di Maximilian Quenel : Ri– nascita. Anche qui è il dramma d'un artista che vede nella vita soltanto forma e colore: e apprende finalmente, dopo molt'anni, da una povera donna, che la realtà è dolore. A parte l'ottimismo lievemente manierato di questa conversione finale alla realtà, Rinascita è un mirabile saggio di psicologia morale in forme artistiche, degno della grande tradizione tedesca. Qui, insomma, l'umanitarismo degli artisti borghesi accenna a ridiventare umanesimo: e l'umanesimo accenna a ritornare grande arte, pensosa serenità. Rinascita è certamente una delle cose più belle delt'antologia e la più tipica di quel felice trapasso dall'umanitarismo all'umanesimo, che fa oggi della letteratura tedesca una delle più pro– mettenti d'Europa. Un' altra forte cosa di questo genere è L' agricolto'ire di Anton Betzner, dov'è narrata con illuminata acredine la vita d'una fattoria tedesca. :m questa un'indimenticabile storia di grottesca libido, ma attra– verso i crudi episodi par sempre d'intravedere la potenza attiva di un'im– manente giustizia. E quando il proprietario campagnolo s'avvicina alla fine, egli vede qualcosa ch'è il simbolo feroce di tutta la, sua esistenza. Un caprone inacerbito s'avventa su d'una timida capretta e la sbudella a forza di colpi. Il campagnolo agonizza intravedendo i cinici impertur– bati sollazzi con cui la moglie lo ripaga per le sue infrenate scorribande di caprone. Dente per dente. Fra i narratori giovani dal largo respiro primeggia anche J oseph Roth che è rappresentato non troppo felicemente in questa antologia. Il Roth promette di diventare, ed è già forse, un epico di grande stile, un potente disegnatore di caratteri. Una forte narratrice è anche Anna Seghers, che ha singolari atti– tudini all'epos sociale o socialisteggiante. Ma abbiam detto di non voler insistere troppo su questa divisione in acquafortisti e costruttori, anche perché essa ci indurrebbe a trascu– rare tutti quei narratori che, comunque atteggiati di fronte alla guerra, sieno semplicemente piacevoli, com'è, in sostanza,, Ernest Glaeser, il BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy