Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

506 24 Nette Deutsche Erziihler che sentite in Ludwig Renn e che sentivate già nel francese Duhamel. N~ tedeschi c'è soltanto di nuovo, qua e là, l'acredine satiri~. La tremenda crisi del dopoguerra tedesco ha dato una materia straor– dinariamente ricca a cotesti ironici acquafortisti. Franz Zeise ci rac– conta per esempio gli amori d'un commesso viaggiatore ch'è una cana– glia ;eramente polìtropa come Odisseo, ma singola;rmente proclive alla seduzione di annose Calipso. Erich Kastner ci parla del triste caso d'un giovane chimico la cui salute è stata rovinata da un bestiale tenente Kinne. Il giovane ha deciso d'uccidere il suo carnefice a guerra finita e non vive più che per questo e si prepara con metodica passione a ma– neggiar la pistola. È già sul terreno e muore d'improvviso d'una sin– cope mentre i padrini misuran le distanze. La morale con cui lo scrittore 1 conclude mi par la cosa più acuta della novella: « meglio così forse, perché chi ci assicura che il giovane chimico non fosse destinato ad essere ucciso definitivamente dal suo carnefice?». Josef Breitbach, con letteraria ironia, intitola Education sentimen– tale la storia d'un giovane tedesco oscarwildeggiante nel più turpe dei modi fra gli ufficiali americani che hanno occupato Coblenza. E « Ginster », un piccante filosofo, noto già per un romanzo autobiografico, ci fa un quadro, più garbato certo ma non meno sconsolato, della buona società tedesca nel 1920. Infine, lo stesso antologista, Hermann Kesten, ci regala la desolata storia d'un esule tedesco che ha sedotta e rapita la moglie d'un amico e, ripensandoci su dopo molt'anni, non sa più nep– pur lui il perché. Non c',è da meravigliarsi troppo, io direi: il perché di siffatte faccende non lo si ricorda per la buona ragione che, spesso, non lo si sa; è un perché troppo vicino o troppo lontano. In quest' ama,ra ironia bellica e post-bellica è talvolta sensibile l'influenza dello czeco Hascek la cui atroce epopea umoristica Avven– ture del bravo soldato Schweik ha lasciato un'impressione profonda nei giovani narratori nordici_ Lo czeco Hascek, un epico da taverna, originale miscuglio di Sancio Panza e di Villon, è forse l'ispiratore in– volontario di gran parte di questa corrosiva letteratura antibellica. S'è creata addirittura una maniera hascekiana cui appartiene indubbia– mente, in questa antologia, la storia del barbiere Cimbura. Oimbura o il Sogno d'un barbiere di F. C. Weiskopf è una gustosa novella umori– stica in forme hascekiane. Cimbura lavora in una barbieria di Praga e sogna di diventare il padrone. Intanto, ad agevolare lo sbarco del proprio lunario, tra una barba e l'altra, egli fa anche il portacandela nei funerali: ma, essendosi con la gµerra e con la fame decuplicati i trasporti funebri, ecco che anche quest'industria si meccanizza e l'an– tico portacandela decorativo deve ritirarsi innanzi ad uno sbrigativo carro mortuario automobile. Cimbura s'arrovella contro la nera mac– china che gli ha tolto il companatico : e, pur di nuocerle, è pronto• a sa– crificare Ja vita. Egli ha deciso di gittarsi sotto l'automobile funebre aumentandone sì d'improvviso il lavoro ma drammatizzandone almeno la brutale odiosità. Senonché, prima di compiere il tragico gesto, il disgraziato Cimbura muore per un'intossicazione da salsiccia. Cosi finisce questa travagliosa vita di cui il Weiskopf narra tutto il cigolante curricolo. Biblioteca.Gino Bianco

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