Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

L. RÈP ACI, La carne inquieta 501 dama di compagnia d'una, marchesa napoletana, innamorerà di sé il figlio di costei; quella di Beppe si svolgerà in un manicomio, dove riceverà i primi rudimenti del sapere da un professore, pazzo pacifico e mezzo poeta. Uscito dal manicomio, Beppe cercherà Femia, ma, costei, scac– ciata dalla marchesa in seguito all'esaurimento del figlio, è finita, mante– nuta di un vecchio nobile napoletano; e quando B_eppe la ritrova,, in mezzo al tumulto elettorale della città, descritto dal Rèpaci con felice e calda evidenza, fra l'innamorato ingenuo e appassionato e lei, finita così male, s'apre all'improvviso un abisso: si' guardano, e capiscoqo che vivere insieme ,è impossibile. Per lei, il passato non torna,; e a Beppe, ferito, e nemmeno per colpa della donna, così intimamente ne' suoi af– fetti, non resta che tornarsene al suo paese, dove assisterà alla morte del padre, e dove, uomo distrutto, finirà per abbandonarsi a una forma di pietosa pazzia. I due ultimi capitoli, Il cane ner9 e Il più povero di tutti, rendono con un tono sobrio e doloroso l'oscurarsi graduale della coscienza del contadino, pietosa ombra d'uomo in una cornice di bef– farda irrisione. Queste pagine sono singolarmente belle. S'è detto in principio della frondosità dello stile del romanzo. Oc– corre avvertire che non si tratta di una frondosità rettorica, esterna; semmai, di un eccesso di calore immaginativo. Tuttavia, a quali com– pensi portano ootesti difetti s'è accennato; e ripensando agli inizi nar– rativi di questo scrittore, e alla sua quasi furente torbidità, è facile scorgere anche il cammino ch'egli ha già saputo compiere. G. Tr.ITARosA. RENZOMARTINELLI. Sitd. Rapporto di un viaggio in Eritrea e in Etiopia. - Vallecchi, Firenze, 1930. L. 18. Pochi giorni dopo ch'era tornato dalP Affrica, incontrai Renzo Mar– tinelli a Firenze, in piazza del Duomo. - L' Affrica ? Caro mio, anche l' A:ffrica è un'invenzione; e tutto è come qui. - E i leoni? - I vecchi leoni ormai sono tutti impagliati. E quelli rimasti non sono che grossi gatti. Conosco questo stile : è lo stile di redazione. Appena si trova tra colleghi, o anche con un collega solo, il giornalista prende questo tono. C'entra per qualcosa la noia o magari la posa; per parecchio, c'entrano il pudore e lo spirito di difesa. Ma fate che resti solo, e il giornalista che ha trattato con sufficienza il leone, correrà dal proto a leticare per un refuso o si commuoverà, in casa, sulla sorte del canerino. •Stile, ho detto di redazione : e Renzo Martinelli è un classico di questo stile. App,~a tornato, a vederlo come soffiava e chi~dev_a un occhi? e ~ric– ciava i labbri e alzava le spalle, sembrava che 11piccolo Martmelh sul- 1'Affrica non avesse proprio niente da, dire. Passa il tempo che deve passare, ed ecco che, sull'Eritrea e sull'Etio?ia,. egli ci dà un li?ro_ eh~ è ·un bellissimo libro : pieno di cose, di fatti, di acute osservaz1om, J1 sanissimo sentimento. BibliotecaGino Bianco

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