Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
LIBRI. GrnsFJPPID RANIOL0, Lo spirito e l'arte dell' « Orlando Fitrioso ». - Mon– dadori, Mila.no, 1929. · L. 15. ANTONIO ,ScoLARI, Ludovico Ariosto. - Collezione « Le Vite». Le Mon- , nier, Firenze, 1930. L. 10. Due libri diversi di spirito ~ d'intenti, accomunati dal soggetto, e trattati, in genere, assai diversamente dalla critica: al primo pare che nessuno voglia negare considerazione e lodi, anche se (come ho veduto di recente in terza pagina d'un quotidiano) miste a qualche intelligente riserva; pel secondo invece, poche cerimoniose parole e qualche com– plimento assai indifferente. Credo che si sarebbe molto più vicini al vero capovolgendo, anzi invertendo i due giudizi. Il saggio sul Furio8o di Giuseppe Raniolo è scritto con cuore e con efficace vigoria, sebbene con imprecisione, come molte altre opere moderne, e testimonia nel suo autore amorosa conoscenza del testo e vivo senso di poesia, ed è perciò pur sempre degno di rispetto; ma d'altra parte, nel suo assieme, pel modo com'è stato concepito e disegnato, oserei dichiarare in coscienza (per usare d'una crudezza veramente un po' in disuso) che appartiene quasi in tutto alla numerosissima categoria dei libri inutili. Primo scopo della critica (a volerla considerare non per sé ma in relazione all'opera su cui verte) è certo la migliore comprensione del-· l'opera stessa, a vantaggio della verità, e cli un giusto e maggior godi– mento che se ne dovrà guadagnare. A questo scopo, se mi è permesso di dire così empiricamente e senza impigliarmi in questioni teoriche, si muove oggi dagli stessi presupposti, ma per due vie che risultano, nella pratica, abbastanza differenti. Ohi pazientemente, valendosi tanto delle notizie storiche quanto dello studio diretto sull'opera, si sforza di ri– costruire dapprima, quello che si suol chiamare « il mondo » del suo poeta, e passa, a giudicare poi e ad illustrare, al lume di questi principii ~osi conquistati, le ragioni e le singole parti dell'opera; e chi invece vuol giungervi più direttamente, quasi dalla pura e semplice contenìpla– zione,. con amorose e continue osservazioni particolari: per dire la parola più precisa, col « commento estetico ll. Questa differenza si osserva chiarissima appunto nella critica ario– stesca, dove si può notare sommariamente come il tentativo più schietto per giungere alla comprensione totale dell'Ariosto uomo-poeta resti pur sempr~, con tutti i suoi difetti, del Carducci. Si sa che il De Sanctis tentò l'uno e l'altro: il disegno dell'animo, e lo studio dei particolari poetici insieme; ed è ammesso in genere che fallisse nel primo sforzo salvandosi splendidamente nella seconda pa-rte, con l'analisi degli « epi: sodi poetici >l. In questi ultimi tempi, dopo Croce e Ambrosini, che tutti e due, pur da punti di vista così diversi, ebbero chiara in mente l'esigenza BibliotecaGino Bianco.
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