Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
Jacopo Sa.nnazaro 489 allegra vano di vedersi specchiate dentro di quelle : in maniera- che, chi di lontano vedute le avesse, avrebbe di leggiero. potuto credere che pendessero per le co– verte ripe. Un'armonia di cultura e d'innocenza, cultura di forme, innocenza di spiriti, si nota nel Sannazaro : la sua arte è quella di un interprete squisito ed amoroso di antichi carmi, con di proprio la passione per le b!>lleforme e per la ma,teria che quelle espressero. L'originalità del San– nazaro, virtù che non sì dimostra ma si cei:ca di indicare, dev'essere colta in quel fuggitivo trapasso èhe ho tentato di fissare, come in una istantanea, trapasso e travaso di pastorali desideri e cioè idilli d'imma– ginate solitudini campestri in bucoliche e georgiche di poeti: e poi trapasso della poesia amata nella vita pastorale. Solo movendo da questa ricerca ed aspettazione è possibile leggere il Sannazaro senza dispetto e senza rimaner delusi. Il suo orizzonte poetico non può esser vasto, la sua eleganza non può salire a quella suprema eleganza che sceglie cosi profondo e disteso da non poter curare le moine e le graziette espressive, ed offre invece invenzioni di forme, che solo ad essere imitate creeranno l'eleganza dei letterati avvenire. Ma le cime più alte che la poesia letteraria può toccare, il San– nazaro le attinse. FRANCESCO FLORA. / BibliotecaGino Bianco
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