Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

.. Jacopo Sannazaro 485 L'Arcadia è a. un tempo un idillio desiderato di vita e un affetto poetico per le belle forme letterarie in cui quell'idillio fu già espresso dai classici poeti. Poesia statica, di cose talmente consumate nella realtà e nella letteratura che ogni aspro sentore ne è dimenticato : echi di cose, immagini di cose. Anche tristiziè e dolori vi son patiti come dolci cose e i;;idesiderano perché danno il piacere di farsi o compiangere, o ammirare per la malinconia. C'è' appunto una soavità malinconica, qui, tutta di ricordo: e una tener,ezza di protezione, simile a quella che si ha per i fanciulli, si versa sulle campagne e sulle greggi, e infonde allo stile un che accorato e stupito: assai melodioso : Oltra a queste e-0se mi sovviene, che fuggendo talora io dal consorzio de' pa– stori, per poter meglio neHe solitudini pensare a' miei mali, ho veduto la innamo– rata yaccarella andar sola per le alte selve mugghiando, e cercando il giovane giovenco, e poi stanca gittarsi alla riva di alcun fiume, dimenticata di pascere. E la comunione con le cose agresti e la volontà di intenderne il lin– guaggio come fossero umane, ha una espressione di attonita fissità, quasi le parole del poeta fossero piuttosto un dipinto spiegato intera– mente agli occhi che una voce scorrente : e si ripensa per nuova acce– zione del paragone, ad una scena magari mossa e perfino in tumulto che si veda specchiata in un lago e assai fonda, perché si svolge su un'altis– sima, ripa e anzi su _una ripida montagna. Ogni parola è pronunziata col gusto di cosa rara, ingentilita dall'aristocrazia poetica e da quella distanza che richiama tempi sacri e remotissimi, in cui quei termini di vita e d'arte, che oggi la consuetudine pastorale ripete, furono in– ventati dalla grazia dei poeti. Questa lingua è piena d'echi che muovono più dal tempo che dallo spazio: perciò la sintassi latineggiante e qua e là grecheggiante la sorregge in un'aura d'eleganza in cui la parola e l'im– magine stan come sospese, come son sospese le dipinte figure di una cu– pola. Si assaporino così i periodi sannazariani : Elcco che il pastorale Apollo tutto festivo ne viene al tuo sepolcro per adornarti e-0nle sue odorate corone; e i Fauni similmente con le inghirlandate corna, e carichi di silvestri doni, quel che ciascun può ti portano; de' campi le spiche, degli ar– busti i racemi con tutti i pampini, e di ogni albero maturi frutti. .... ma tanto vi dico, che quattro soli ed altrettante 'lune, il mio corpo né da cibo, né da sonno riconfortato; e le mie vacche digiune non uscirono dalla chiusa mandra, né gustarono mat sapore ·di erba, né liquore di fiume alcuno; onde i miseri vitelli sugando le secche poppe delle affamate madri, e non trovandovi l'usato latte, dolorosi appo quelle rierr:pivano le circostanti selve di lamentevoli muggiti. Versi freschi e felici e modi energici si trovan nelle egloghe anche qu::i,ndola tirannia, dello sdrucciolo obbliga il poeta ad asprezze inattese: e talora c'è poi come un urto di parole che esprimono sensazioni opposte e -che tuttavia il poeta, pone insieme con una sapida junctura: Tu sai la via · che per le pioggie affangasi : E il mondo del mio mal tutto rin– verdesi: Cantate fin che i campi si rinfoscano: Qual bove all'ombra che si posa e rumina: E di rara dolcezza il cielo· ingombra. Ma più con– vince il poeta quando scorre più pia.no ed ha solo certi dilettosi in-

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