Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
J aoopo Sannazaro 483 classici s'intQna meglio: nel terzo libro, ad esempio, è travasata l'egloga virgiliana Syoelides Musae che la medievale interpretazione riferiva all'avvento del Redentore e doveva perciò ricorrere spontanea anche per l'argomento, in un poema nel quale ricorrono a frotte motivi clas– sici d'ogni specie e quasi sempre per puro gusto letterario. Ma vorrei dire che anche nel Dç Partu Virginis, a parte la generale vaghezza di certe qescrizioni e la bella onda del verso, i momenti più felici son quelli che hanno più spiccato carattere pastorale. L'argomento s(esso, il Natale, è una pastorale, la più bella che gli uomini abbiano in– ventato, è un'Arcadia sacra, nella quale si dice gloria al cielo è pace agli uomini di buona volontà; e il Sannazaro avrebbe potuto costruire in versi un innocente presepe, vaghezza di fantasia, o un presepe con– solatore delle vicende troppo cariche della vita reale; ina la sua ispi– razione non fu il Natale; fu invece il desiderio di porre in bell'ordine ricordi letterari: il Natale fu un prétesto di letterato e non un bisogno di poeta. Pure qua e là la vocazione della poesia pastorale, nella quale il Sannazaro riusci a comporre i suoi affetti e la sua letteratura, si manifesta in bei versi. Si pensino quelli de] terzo libro in cui l'angelo vola per annunziàre ai pastori la nascita di Gesù: Ut vero umbrosis posuit vestigia sylvis, Culmina conscendit pastoru,m, atque omnia late Perlustrans tacitis oculis ·1oca, concutit alas Adplaudens, pictosque sinus sub nocte coruscans, Subrisit laetum, puraque in luce refulsit. Primi mani sensere canes : sensere jacentes Haedorum passim per dura cwbilia matres : Belatuque ovium valles sonuere propinquae, Saxaque, et adtoniti caput erexere magistri ecc. Era un tempo che alle fantasie pastorali e, per dir più preciso, alle fantasie ispirate dalla dolcezza delle campagne, dava molti richiami: e già in Lorenzo de' Medici e in Poliziano si sorprendono gli stessi moti d'idillio che faranno la grazia dell'Arcadia : e già, anzi, campagne e ninfe del 'Boccaccio minor!;\ preludevano a questo componimento sanna– zariano. E a me anche in molta pittura di quel tempo candidissimo e pur saputissimo, par di riconoscere colorati echi della sampogna teo– critea: e la Primavera del pittore è un tema la cui allegoria si scioglie in una favola teocritea con ninfe e campagne dipinte. Lamenta il Sannazaro, fedele al genere bucolico, che tuttavia è as– sunto in un certo momento a significare tutta la poesia, che le muse pastorali siano estinte: • Le nostre muse sono estinte : secchi sono i nostri lauri : rovinato è il nostro Parnaso: le selve son tutte mutole : le va1ll, è i monti per doglia son divenuti sordi : non si trovanò più Ninfe, o Satiri per li boschi. 1 pastori han perduto il cantare. I greggi e gli armenti appena pascono per li prati, ·e coi lutulenti piedi per isdegno conturbano i liquidi fonti; né si degnano, vedendosi mancare il latte, di nudrire plù i rparti loro: Le fiere similmente 111bbandonano le usate caverne. Gli uccelli fug– gono dai loro nidi. I duri ed insensati alberi innru;izi alla debita maturezza gettano lor frutti per terra; e i teneri fiori per le meste campagne tutti comunemente am- BibliotecaGino Bianco
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