Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
480 F. Flora essere né bellicoso :p.épatetico : e quel che fu veramente originale nella poesia umanistica del Sannazaro ci seduce al pari d'ogni poesia di qua– lunque stagione secolare e ci in.duce spontaneamente ad un esame de– scrittivo dei modi formali e stilistici. La vita pratica di un poeta. è come scorporata, e ogni poesia è lett~ per la sua virtù figurativa e musicale dimenticando interamente le vi– cende private dell'autore, come fosse poesia di ignoto: cosi la vita del Sannazaro poeta è quella appunto della sua poesia_ Se quegli storici let– terari che sono ammalati di biografismo avessero il coraggio di raccontare i fatti d'un poeta quali risultano da,i versi, senza contaminarli con do– cumenti biografici che si vogliono comparare e far combaciare con quelli, sarebbero assai più fedeli alla storia di quanto non credano esserlo ci– tando atti d'archivio, perché narrerebbero la vita poetica effettiva del loro autore, la vita della sua fantasia. Ma la contaminar.tione della bio– grafia poetica con quella delle vicende e avventure quotidiane, l'assumere l'una in funzione dell'.altra alternativamente è un grosso equivoco. Cosi molta parte della presunta vita sentimentaìe di Jacopo Sannazaro è stata congegnata sulle sue opere e tirata procustianamente a distendersi nei versi e nelle prose di lui: e se le vicende della vita civile e privata poco importano alla intelligenza della poesia, qui, per l'accennata com– mistione, importano anche meno. In ogni caso teniamoci alle poche no– tizie sicure, sebbene affatto esteriori. Egli nacque il 28 luglio 1458 da Nicola e da Masella o Massilia, in quella Napoli elle sorge nella più fruttifera e dilettevole parte d'Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice, forse quanto alcun'altra, che nel mondo ne sia; la quale da' popoli di Calcidia venuti, sopra le vetuste ceneri della Sirena Partenope edificata, prese ed ancora ritiene il venerando nome della sepolta giovane. Il padre lo lasciò fanciullo e la vedova madre lo condusse in cam– pagna, forse a Gifuni. Qui, in campagna, dovette formarsi quel tessuto d'immagini pastorali che divenne poi nostalgia nell'animo maturo, e stato da tradursi in poesia_ Così è lecito supporre che, quando sulle letture dell'adolescenza, si formarono per la prima volta nel suo animo i miti poetici, Jacopo ,Sannazaro vide a un tempo la propria infanzia e la materia, poetica dei suoi autori più cari, e ad un punto dovette avvenire per lui come un travaso della poesia virgiliana nella campa– gna e di questa nella figurazione che egli poteva comporsi della geor– gica e bucolica, virgiliana: una commistione di alcuni ricord i reali e di quei suoi desideri poetici che avevan già trovato forma n.el canto dei poeti. .S'intende che questa spiegaziol'.).epsicologica non s'at tiene in alcun modo alla necessità poetica che ha generato l'Arcadia necessità che è tutta chiusa e spiegata uell'« esistenza)> stessa di qu;ll'opera. Da giovane il Sannazaro conobbe la vita della corte iniziato forse da Gioviano Pontano, e nel 1480 seguiva Alfonso duca di' Calabria nelle grevi vicende di Toscana ~ di Otranto. Quando poi Federico perdette il trono e dovette rifugiarsi presso il re di Francia, Sannazaro fedelissimo segni il signore e gli pose neUe mani ogni suo avere, rimanendogli al fianco fino a quando il signore fu in vita. Nell'allontanarsi da Napoli -BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy