Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

JACOPO SANNAZARO. Se il bimillenario di Virgilio non cadesse, come dicono, l'anno ven– turo, un argomento di bella retorica farebbe accorti che in questo me– òesim,, anno 1930 ricorre il centenario di Jacopo Sannazaro: e chi vo– less,\ potrebbe, da questa coincidenza, trarre accostamenti letterari per via di numeri e per candide cabale, aggiungendo alla vicinanza della Musa e del tumulo che Pietro Bembo evocò nell'epigrafe incisa sulla tomba di Azio Sincero (Da sacro cineri fior.es. Hic ille Maroni - Syn– cerus Musa proximus iit tumulo) quest' altra v icinanza di memoria che ritorna nel fuggitivo e nondimeno tranquillo e quasi inerte giro del tempo. Non abbiamo vocazione per questi paralleli senza costrutto: e li abbiamo accennati solo per ricondurci un attimo a quello spazio ormai remoto, nel quale la gloria del Sannazaro ebbe il suo apogeo, e il para– gone di Sincero con Virgilio non parve affatto disdicevole: e Pontano, Galateo, Bembo, Ariosto, Giraldi, Giovio, Cariteo, Seripando, Niccolò Franco, Berardino Rota espressero giudizi e lodi fervidissimi: e in– fine in un epigramma di Agostino Bevazzano si ·pote van leggere· questi due versi: Di quanti scrisser sol cantando il vero La Grecia vinse, e la .città di Remo. In realtà l'ammirazione.per il Sannazaro, misurandola su l'Arcadia, alla quale più che alle altre opere è raccomandata la fama di lui, de– clinò e quasi si spense affatto nella seconda metà del secolo decimottavo, che doveva compiere l'esperienza romantica così nella poesia come nella politica e nella morale. Se a cominciare dal 1504 fino al 1730 l'Arcadia aveva fatto gemere i torchi per cinquanta edizioni, ormai quella fedeltà si dissipava a poco a poco, e le nuove edizioni eran rare. E un giorno, .Alessandro Manzoni, scrittore altrettanto temperato e per fin mortifi- cato quanto .era parlatore nervoso e intemperante, in una conversazione con amici, presente Vittorio Imbriani che ne .ricordò in un apposito scritto l'opinione, sentenziava che l'Arcadia è una scioccheria in cui non si trova nulla. Più tardi, consumati per buona parte, in quel che avevano di im– mediato e furente, i principii romantici, rifattosi più tollerante il gusto verso le scritture umanistiche lente ~ scelte, il Sannazaro fu letto senza ira e con studiosa attenzione, e s'ebbe un onesto riconoscimento dal Set– tembrini, dal Carducci, dal Burckhardt, dall'Imbriani, dal Torraca, dal Cr_oce. Ormai, poiché, di là dagli uni e dagli altri canoni, intendiamo cosi quelli di una poetica di letterale umanismo come quelli di una poe– tica romantica, il nostro atteggiamenti) verso Azio Sincero non può liotecaGino Bianco

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