Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

476 A. Pa,lazzesohi vo leva il cas o e senza la minima intenzione caricaturale, cer,cando a,nzi di smorza.re colla dizione quella facile enfasi a cui può trascinare una let tura di ta l genere. Dopo pochi versi vidi i miei amici incòminciare a ridere, a ridere da non poterne più, comunicandomi tanto gusto alla cosa da seguitare serio e imperterrito ; anzi, ad un certo punto sentendo sotto quelle parole il disagio del mio abito e del gesto, sfilata la coperta del letto e gettatamela addosso a guisa di peplo, continuai la mia lettura con adeguata morbidezza e dignità, più nobilmente. I miei amici si smascellavano, si sbellicavano dalle risate. Che ci capite? Io leggevo quei brani, delirii o furie, olimpiche in– vettive od estasi che avevano fatto lac-rimare e fremere di sdegno le folle per un secolo intero. Vi confesserò che per un momento, come afferrato dalla, vertigine, a quel contegno inaspettato degli amici, io mi sentivo tutto girare in– torno, e mi dicevo : « Certo, se tutto gira, anche il comico e il tragico non stanno fermi». Forse il grande astigiano è morto senza neppur pensare a questo effetto, a questo lato nuovo dell'opera sua, per il qua)e riconquistando verginità e vigore può vivere in salute altri cent'anni. E non vi so dire quello che provassi, come una rivelazione, avvezzo sin dalla tenera infanzia ad ammirare in Santa Croce sull'arca del grande Vittorio quell'Italia che piange, e che goccioloni amici miei! O forse, pensando meglio, tutto essendo destinato all'allegrezza a questo mondo, anche le cose che ne parevano più lontane finiscono prima o poi per arrivarci. Nel libro di quest'anno, Agosto, moglie mia non ti conosco 1 ), Achille Campanile ci conduce in una stazione di bagni nella quale ,è facile ad ognuno riconosèere la propria o una di quelle di propria conoscenza. Gi. conduce in una pensione promiscua e pretenziosa dove i clienti si con– cedono l'illusione di vivere la grande vita. In detta pensione la mancanza del pianoforte è compensata dalla presenza di una tromba che fa parte del confort, e alla quale tutti avrebbero uguale diritto, ma che un vecchietto infernale detiene ostina– tamente nella propria camera. Vi è un cameri.ere, Arocle, che, vergo– gnandosi del proprio nome, non risponde mai quando lo chiamano con esso, ma corre non appena gli gridino: imbecille! cretino! idiota!, e un proprietario, il Cav. Afragòla, che vive chiuso nello sgabuzzino buio della direzione spiando l'umore dei suoi ospiti maltrattati e turbolenti, ed è costretto, quando esce per recarsi a fare la spesa giornaliera, ai t):'avestimenti più impensati onde sf1Jggire all'ira di quelli che ,finiscono per riconoscerlo sempre. Fra ,questi è un signore gigantesco accompa– gnato da cinque giovinotti che posano per il gruppo dell'erculeo grana– tiere ad uso dei giornali illustrati. Il gigante tiene sulle spalle e sulle braccia i cinque giovinotti insieme ad un cannone. Affievolendosi però coi tempi l'interesse p_eri quadri bellici, essi già si preparano al gruppo della famiglia numerosa colle loro_ rispettive mogli che devono arrivare 1 ) Fratelli Treves, Milano, L. 15. BibliotecaGino Bianco

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