Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

472 .A. Palazzesohi rano a vestirci in tutta fretta, pensando forse che Lui ci vede ugualmente sotto i panni, e perché non ci vedano gli altri, essendo per la massima parte brutti e fatti male, e potendo meglio trarre in inganno col sus– sidio e l'artifizio delle vesti: ragione per cui l'uomo è il solo animale vestito che sia al mondo. Osservando spesso sui campi sportivi, calcisti, pugilisti e lottatori, e non potendomi io profondamente pen.etrare delle loro azioni, mi sono domandato se quelle non fossero delle scuse per il bisogno naturalissimo di mettere ùn po' di bellezza allo scoperto, per coloro che si sentivano di possederne o se la pretendevano, e in prurito di farla vedere. Dunque io me ne stava relativamente nudo volgendomi e rivolgen– domi a fuoco sotto e sopra, approfittando insieme di quelle tre specialità della farmaceutica universale, sole acqua ed aria, che per quanto infal– libili, e forse proprio per questo, non si vedono mai scritte sulle molte quarte pagine del Corriere della Sera; e cercando di offrirmi tutto a quei due calori mitigati e resi sopportabili da una leggera brezza ma– rina che vi spirava in mezzo. Non vi era molta gente vicino a me, anche perché io avevo scelto il posto .dove ve ne fosse· il meno possibile; ma non potevo es-eludermi dal vedere, senza osservare veramente sul principio, tre persone che mi erano vicine, né potevo sfuggirle, ché andando più in là ne avrei avute vicine sei, e il loro parlare, familiarissimo ai miei orecchi, mi costringeva ad occuparmi di esse più di quanto non volessi intimamente. Erano due ragazze fiorentine amiche, una bruna e una bionda, la bruna coi cap_elli graziosamente tagliati alla moda d'oggi ed un berretto bianco da marinaio americano; la bionda invece, con lunghi capelli sciolti che le scendevano in fascio per le spalle, e quasi fino alla vita, difendeva con un ombrellino la testa dai ragg,i del sole. Dirò subito che le mie preferenze protendevano verso la bruna dal berrettino all'americana, più espressiva e vivace, con gli occhi tutti neri sfolgoranti nella faccetta tonda e grassottella, ed un sorriso rapido e fresco, e buono insieme, pieno d'inviti alla simpatia; mentre la bionda, con dei grandi occhi celesti non troppo espressivi e profondi e un po' vi– trei, guardava e sorrideva lungi, più compresa di sé e della propria bellezza che di tutto il resto. Parlava meno, facendo pesare le parole, e pareva soprattutto un po' assente per calcolo. La terza persona del gruppo era un giovinotto biondo, quasi rossic– cio, pisano, dall'aspetto forte e rude del campagnolo che affetta gen– tilezza e garbi cittadineschi, o, per dir meglio, era un po' il bue che per la circostanza si faceva agnello. Avèva un bel torso nudo e delle gambe robustissime, che teneva incrociate facendosene cuscino, alla maniera con cui solitamente si rappresenta Budda. Le due ragazze invece, nel loro costume marino, stavano distese assai compostamente, facendo poggiare il corpo ora sull'uno ora sull'altro fianco. Quelle parlate schiette parevano fatte apposta per adescare la mia attenzione distratta: Firenze e Pisa, i due campanili più famosi d'Italia erano rappresentati già; dietro le nostre spalle era. il campanile di San Marco. « .Siamo a buon punto», penserete certamente .. BibliotecaGino Bianco

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