Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
LETTERA AL OON'.l:EVOLPI DI MISURATA, SULL'ARTE A VENEZIA. Caro Volpi, questo è un breve discorso che avrei voluto farti sul lucido ponte del tuo « Misurata» ancorato alla bocca della, Giudecca dietro' la punta della Salute. L'acqua verde riflette li sotto la statua della Fortuna che sulla palla d'oro si libra beata all'aria propizia. Si direbbe che duecen– tottant'anni fa la Repubblica l'abbia proprio alzata in tuo onore sulla torretta della Dogana da Mar. I veneziani maliziosi affermano che tu la mattina convochi su quella sottile e agevole navicella i postulanti di cui vuoi spicciarti rapidamente, perché su un ponte di nave le loro parole se le porta, il vento. Certo è che, gira e gira, d11 Roma a Tripoli, da Washington a Parigi, tu là sopra mi sei sembrato felice, più sereno che mai: tutt'intorno l'acqua, mobile, splendente e anche infida, e tu sicuro sul tuo. Lascio i simboli e vengo al sodo. Per la terza o quarta volta abbiamo in questi giorni insieme girato le sa,le della Biennale a cui tu presiedi. Tre o quattro sere ci siamo ri– trovati alla Fenice durante i concerti del Festival musicale. L'esposi– zione ordinata da Antonio Maraini è quest'anno tutta, o quasi tutta, proprietà dei «giovani>>. Idem, meno una sera, il Festival ordinato da Adriano Lualdi e da Alfredo Casella. Tanto Lualdi e Casella quanto Maraini (e sa,i se io ammiri la calma e il tatto e il buon gusto di lui), dato il programma che s'erano proposto, non potevano far meglio. Il pubblico ,è rimasto proprio soddisfatto ? A Venezia, nei sette mesi da ap rile a ottob re, quando si dice pubblico, s'intende italiani e stranieri. A giudic.a.re dall'affluenza ai Giardini e alla Fenice, direi di no; e a sc riverlo fran camente, adesso che il Festival musicale è terminato e la Biennale s'avvia alla chiusura, credo non soltanto di fare il mio dovere, che è quel che conta, ma anche d'aiutare come meglio posso l'avvenire di queste feste e fiere dell'arte a Venezia, ordinate, si, per ragioni di cultura ma anche p_ergiovare a Venezia e alla sua prosperità. L'anno scorso, per l'Esposizione del Settecento italiano, la domenica affluivano ai Giardini ottomila e più visitatori. Per l'esposizione inter– nazionale d'arte contemporanea, mille o millecinquec.ento. V'è, badando a queste cifre, chi pensa a preparare per l'anno venturo un'esposizione d'arte antica simile a quella dell'anno scorso? Nessuno. Pensa Maraini BibliotecaGino Bianco
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