Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

328 A. Aniante spug1I1a,u1J1a sete benedetta; sarebbe da pazzi berci sopra un bic– chiere d'acqua, ci vuole il vi1I10 vergine, ed io nolll mi fac,cio troppo pregare e, preso il fi,asoo, bevo, e sento la gola che -dolcemente IJ'.!.i bruci<li, e continuo a bere e tuttavia- non riesco a smorzare la set·e, amche perché il collo del recipiente di vetro è fatto a bella posta piccolino. Mi sembra di aver trascorso tutta la mia- vita con le labbra a,p– pfocicate a quel fiasco, mi sembra di averlo tenuto illl aria un'eter– nità, e so che se mi guardassi allo speochio mi troverei rosso in fac– cia dalla vergogma come un cocomero, perché pochi sanno fra l'altro che rumore sca1I1dalosoproduce un fiasco pieno quando ha il foro sottile, un rumore che si .potrebbe paragona,re a quello dei baci dati forte sugli orecchi. .Mammolinetta, sicura di essere eleg,ante e si– g'norile, beve nel bicchiere ma non poosa a levarsi i baffi di vino. I due vecchi vann~ a dormire immediatamente dopo di aver man-. giato, i• giovinastri si sdraia1I10,sul pavimento, la ragazza butta un materiasso per terra e, avvoltasi in un lenzuolo, sembra una staitua di creta runc,orabagna,ta. La cipollai fa venire U1I1 gram. sonno. Se n,on dovessi rincasare sùbito me ne starei a guardare la bel1a addor– mffitata, ·aspettando un'or,a della notte in cui il oaldo costringe i mortali a liberarsi dalle coperte. Lo sapev,oche mi sarei :unnamorwtodi Mammolinetta. Sette giorni sono trasoorsi. Oggi le ho toccato U!ll braccio. Ha sorriso. Io ho tre– mato come il mare. Peccato che si vuol da-re al varietà.· Io le ho consigliato il teatro di prosa, se proprio desidera dediCM'si all'arte, ma glielo ho detto chè è una difficile carriera, quella delle scooe. Ora il mio sogno è di partire oon Manimolinetta ve.rso l'ignoto. La vorrei togliiere dalla tana, ai g,enitori, ai fratelli e a uno stuolo nu– meroso di sp,a,simanti. Notte tempo ;fuggiremo. Prima tappa: Messina. I suoi corteg– giatori ci m.seguiran1I10,1neparlerà tutta la gente d~lla città. Io ho Ì'IIl mente di scrivere un audace dramma espressamente per -Mammo– lillletta, che dovrebbe interpretarlo per la .prima volta· ,Ì'IIl questa piazza, dal palc-osce:nioo dell'Anfiteatro. · La nostra fugia è subordinata a,l successo -dell'opera, in quanto che :ùntraprooderemmo un girb di ·recite 1Delleprincipali città della penisola, e cosi via, da cosa nasoe cosa, si -dice. Io ci ho poosato tutta .questa notte :funoall'alba: la trama è super-ba, e dovrò a-ppa– rire degino di essa, altrimenti brucerò il copione alla prima lettura. Per non dimenticare, la 0,ppunto, breve:i;n.ente. Si tratta di portare sulla scena U!ll perso1I1aggioterrihile, il oon– sole romalllo Solafugo, il quale durante la sua permanenza illl Ma– gna Grecia si comportò peggio di Verre, il famoso ladro e assassino . . Soliafugo si feoe costruir,e rnna reggia in riva al· Mare J onio e qui Bibli'otecaGino Bianco

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