Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
Solafugo 327 nirla a trovare, ed fo domani le porterò u!Ila cassatella CO!Il il per– mei;;so dei giovinastri che lavorano al molo. 1 ' Mammolinetta è graziosa e robusta, così bella e così linda se ne sta ancora Ìln quell'oITibile tana senz'acqua e senza sole, ma un gioooo se la ruberan!Ilo. Mi .s0010stati ,presentati i suoi fratelli, i quali mi hanno offerto sùbito un bicchiere di vino rosso. Sono stan– chi e parlano colll la bocca sul piatto. Siccome gli ·amici miei si dàrnno appuntamento con loro per a!Ildare al varietà, amche io, scelto fra di essi il meno arcigno, lo invito a passeggio per la mattina di domenica. Ma il fratello di Mammolinetta senza scomporsi, senza guardarmi, mi risponde: - No,n posso domani, sooo impegnato ,oon il duchino di Bèrtula. - E continua a bere e a mangiare. Subìto lo scacco, io rimango muto. - Non c'è da a!Ildare a zonzo con nessuno della famiglia ? - chiede uno dei miei amici. Allora la vecchia madre di Mammoli1I1etta si i!Ilvita da sè, e tocca a.J.sotto– scritto doverla aooompagnare nella passeggiata domenicale, la don– :1I1oocia con lo scialle in testa. Che cosa non si farebbe per l'amore della figlia innocente? I più furbi fra i miei amici van!Ilo a trovare i fratelli di Mammolinetta addirittura al molo. I ragazzi che vaJI1noa far visita alla sorella degli scaricatori si sdraiano sui letti e fumano nella semiosc11rità, mentre dinnanzi l'uscio alla luce del fanale, Mammolinetta e i suoi i!Ilmutande spac– cano i cocomeri. La unica stanza della casa plebea non ha finestr.e. Ma c,ome si sta bene nella tana con quel buon odore di insalata ,e di pa!Ile fresco! Io ci rimarrei, impalmando la fanciulla e met– tendlomi sùbito a tavola oon i facchini del porto. Chimere. Fra poco mi tocca pigliare il tranvai e tornare nella mia casa senza gioia e sedermi dinnanzi al solito piatto gonfio di sottile pasta poco condita. Insa1ate ! Ecco la vita dell'uomo. Il resto è artificio, ipocondria. Quei pomidori acerbi, cosparsi di erbetta odorosa, quel pane rioco d'olio che si infrange al pari del vetro nelle' grosse mani di Ma.mmo– linetta, richiamruno in me l'appetito fugato dai pasticcini. Stasera poi sooo stato lasciato .solo qua dentro ed/ ai reiterati inviti della famiglia 1I1onresisto più, fin che, oltremodo commosso, accetto e seggo ·al fianco della figlietta e afferro un pezzo di prune e lo affondo a guis·a di cucchia.io nel recipiente dell'insalata. - Squisita. - Il pane finisce subito. - Salute! - Ne piglio un altro pezw. Mi sembra di stare in campagna. E poi mia madre va dicendo a tutti che io non hq fame e che sono un ragazzo anemico. Mi dia le insalrute- e le farò vedere come mangio, e starò bene e mi farò forte come i fratelli di Mammolinetta. Altro che Carbooe di Belloc, dm~ ore dopo il pasto. Le medicine servono a togliere la poesia dei cibi buoni e piacevoli. Abbasso le misture. Ed ecco ora che il pa,ne si è gonfiato lllello stomaco, oome una BibliotecaGino Bianco
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