Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

308 U. Fracchia infrangendosi co1I1moto uniforme sul lido, si spe111~0010 senza lasc~ar traocia, oosì i miei pensieri •assonnati e fluttuanti vanno a morire per inerzia oontro quell'unico defulito orizZ01I1te. · · Dom.ami,verso il tra.monto, ,e1ntreremoin un porto. Sarà il quarto o il ,quinto da che navighiamo. Si delinea la forma bassa e lunga d[ un molo oon rn1u1, laintema sulla punta. Il Oa,pitano mette le ' . . . . macchine a mezza forza e i marinai tutti in coperta, mcommc1mno ' ' h" a preparaJ>e i cavi e i gavitelli, a sciogliere le gomene dei parane 1, e prova-re gli argani delle ancore. Tre colpi di sirena chiamano il pi– lota . .Si vede allora uscire dal port,o Ullla scialuppa a vapore che viene avainti arrancaindo; da bordo si· cala al biseaglina, e oome 111I1 acrobata da trapezio il pilota (oomrnnemente si dice: il pratico) s'arrampica su per i neri fianchi della naive e sa.lta agilmente Ìlll ooperta. Eccolo sul potllte: scambio di saluti itll due o tre lingue e dialetti ooma'lldi seochi trillo di campalllelli nel quadrante delle ' ' . macchitlle. - Avrunti aida.gio, un poco a dritta, via! 1l!Il poco a, si- lllistra, via! pr,onta l'ancora di babordo, pronta l'ancora dii tri– bordo (e intanto si entra fra i due moli lentamente, mentre il se– maforo abbassa i segnali). Pronti a filare le ancore! (oolpo di :fischietto) : fila l'ancora di si1I1istra,vira, vira! .fila il cavo di prua, macchina. illldietro ! fila il cavo di poppa, ferma! - Il pratioo, .soddi– sfatto di sé, accende una sigaretta,, mentre l' Eiinioe urta legger– mente oon tutta la lunghezza d'el sno fianco contro la banchitlla e sembra che voglia adagiarvisi stanca. O avventurosa term ! Tu non ti sciogli in 01I1de, tu IIlO!ll ti infiocchi di schiume, non ti apri in gorghi, non ti sconvolgi in tempeste; su te non si va -con barche e vele e illavi ed eHche; da te non son nate 'sirène, né tritoni, e neppure Venere è nata dalla tua polvere; tu inon dài perle, né .ooràlli, né generi mostri spaventosi e pesci; non sei meravigliosamente azzurra, il sole ,non ti copre d'oro, e d'·argento la luilla; in te non si specchia,no né stelle né nuvole; tu non sei iniLnita; ma quando io mi affaecio dal parapetto della nave appena ormeggiata, e vedo su te le case, e gli ::i,lberi,e le brune montagne che s'in,nalza!llo verso il cielo, e penso le altre città e i boschi e ' ' le valli, e i fiumi che ci son d'ietro ; e vedo la faccia del dogamiere che, oon aria d'importanu1, tut~o impettito nella sua divisa, sale su per la scaletta di bordo stringendo in pugmo i .suoi fiscali scar– ta.facci ; e fra la gente che se la passeggia sulla banchina incomincio a distinguere il mendicante, il venditore di aranci, il goodarme la sgualdrina, lo studente e la ragazza venuti fin ,qui a fare all"aim~re il vecchi-o cap_itano giubila~o eh~, succhia-udo la sua corta pipa: osserva con dispettosa malmcoma come ancora ci sia chi naviga senza colare a picco; la mia immagirnaziotlle, punta da mine stimoli presa da mille estri e capricci, è subito sveglia. e corre a ottanta'. mila, giri C{)ille·un'elica impa,zzita. Allora, m~ntre ogni oosa mi BibliotecaGino Bianco

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