Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Fogli di diario 305 m fila lungo i belli archi acooppiati; nel mezzo un cipresso france– scano -sorge solitario fra un arruncio e una palma. Nascosti nei rami, cantano usignoli con tanta dolcezza che chi li ascolta non può nO!Jl sentirsi beaito. :m straID:oche gli uccellini scolpiti nei capitelli IIlOIIl si mettano anch'essi a ca1I1tare. Passano, preceduti da- un mazziere vestito di velluto lllero oome un antico araldo, piccoli chierici in tonaca scarlatta. Ohi sa quante volte si saramno vruntati: - Noi soli, -e quelli di Roma, i chierici di Sua Samtità, rundiamo vestiti oosì, di scarlatto. - fo una cappella, la Virgem.de la Guja è uno stupendo e terribile i-0,oloche porge gentilmente, a chi lo guarda, un mazzolino di rose biaJI 1che,di velo. P.oco l01I1tano,nella cappella della Madda– looa, si vede final:rpem.tequesta povera peccatrice, sempre in lacrime, sempre in gi nocchio, volare so rridendo in cielo portata dagli angeli. Fuori di lì, fatti pochi passi, non s'incontrruno che rud'eri d'an– tiche mura, templi, archi, torri, e soldati. Sono rovine roma1J1e,e sembra che la città IIlonda mille amni ma ora soltanto se 1I1e stia li– berando a fatica., appena desta e ancora tramortita da un immane cataclisma. Nel Palazzo d'Augusto stamno rinchiusi i carcerati, e sotto le sue altissime mura bivaccano fantaccini con ciocie ai piedi e uniformi sti1I1tedal sole, i fasci dei. lunghi fucili allineati all'ombra dei fichi d'india. Picchetti se llle vedono d'a. per tutto. Pattuglie di trombettieri e di tamburini fanno risonare col loro passo cadenzato le cavità deserte dei vicoli che sembrano lastricati di tombe. Come nella. Roma di un ,secolo fa, cavalli e muli hainno le loro stalle nei templi del Foro, e sotto bellissimi archi di pietra, fra colonne spez– za;te e are infra111te,maniscalchi fuligginosi tiraITTo il mantice e bat– tono il ferro rovente sopra l'incudine. Dal largo, mentre J' Ewiice mette la prua su Capo Salou e il sol(> è al tramonto, Tarragona appare tutta soffusa d'oro e di rosa sulla oollina. La collina è nuda, arsa, pietrosa, e solo qualche misera palma e il verde cilestrino dell'agave macchiano leggermente il suo desolato splendore. Irn vetta a tutto è l'antica acropoli diroc- .~ta, che la torre e la cupola della Uattedrale incoronano. Città oome questa, dove persino la natura è antica, e ogni ora 1I1asce ca– rica di seooli, se ne vedono soltanto in Grecia. Mentre noi ci allon– tamiamo da lei scivolando sullo specchio levigato del mare, essa rimane immobile nel tempo. NOIA DIDL NAVIGARl!l. Ecooci ilil mare da dieci giorni : da quindici ore non tocchiamo terra, e così durerà per una notte e un giorno. Sino a tardi me ne sto coricato m cuccetta; poi, verso mezzodì, salgo sul ponte. Vento? Libeccio. Dalle funi d'acciaio obliquamente tese intorno all'albero 20. - Pègaso. BibliotecaGino Bianco

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