Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
Sulla critica e la tecnica dell'arte 295 faddove gli orecchi girossi non percepiva.no che lJJll Ulllisonomonotono e :Lnartioolato. Dalle ·quali osserv~,zioni altre derivano. Un ,governo d'airte, · severo e paterno come quello .a~ cui ,s',èdetto, era naturalmente il più favorevole aJlo svilluppo delle personalità ,maggiori, n0tn costrette a risalire, come oggi, ciascuna per p,roprio C()lllto, tutto il Calvario, a foggiar,si dall' a alla z il -proprio aJfabeto ed il lessico ; ma aV'Viate al ,proprio corso, senza bisogno di reazioni, di riheJllioni, di ,strappi. E quaJilidosi adoprano immagini 4i gusto romantico e individualista, a descrivere la formazio111edei grandi arti.sti del Rinascimento, qua,si sempre si fa della letteratura, e non della migliore. Ma a,nohe i pioooli artisti ci guadag111avamo.Eramo aiutati a frure quel che potevamo; distolti dal tenta-re quello che mai sarebbero ·riu– sciti a fare. Come i111 una civiltà conventuale, erano IIIlessi 111ella condizione -d!el miglior rendimento, e delila minor di,spersione. Er3/Ilo iaccolti 111ellebraccia d'un quailche grande cc ordine », arti– stico illlvece che fratesco. La spontameità del loro ubbidire toglievia alla imitaziOIIle quanto essa ha di odioso, ove si pretende occul– tarla, travestirla, e farila invece passare per illldipendenza ed ori– gilllalità. Ho adoperato la parola imitazione: quella che ci viene spon– tanea con le nostre consuetud1ni di gusto, fondate ,sopra una espe– rienza artiistica la quale non ammette che la individualità osten,tata e sfrontata. Ma noill si trattava di imitamollle; quanto .di .una raffinata elaborazione, che, dentl'o a certi ricorsi dello stille pitto- . riioo, intl'oduceva temi 111uorvi, motivi minori, cadenze d'un accento personalissimo. Non fosse luug,o diJscor:so, si potrebbe addurre UJila, q'llantità di esempi: or.mai, diel resto, assai noti. Si po-trebbe intrattenersi intorno al prezioso Ìlllcontro di cromatismo senese e disegno fìoren– ti1110,che f.a il mistero, delicato e in quiet amte, delle opere del– ll'autore, o degii autori, della 1\-LadO[l.na Rucellai, deUa iMadooma Gualino, della 1\fadonna di Mosciamo ; inquietamte, finché si volle illegare la persooali-tà di tale arttsta, o di tali artisti, d'entro quella di Duccio o quella di Cimabue, da entrambe delle quali essa wpipa– riva dominata e tuttavia, diversa. O pa.rlaJre della ag-graziata fìori– tum di omament-alismi, a,rabeschì .gotici e trovate descrittive, 1I1el- 11'ignoto pittore della giurisdiziO!Ile di Pietro Lorenzetti; il quale pittore temperò la drammaticità e m01D.umootalità lorenzettiana, e dette loro un tono particolare, in certe Madonne della .gaJleria senese e<1J altri dipilllti, e parti di dipilllti del suo maestro, che vall'Ilo a collocarsi accantu a quelle Madonne. Il concetto delle indirvi.dualità maggiori e doIDÌlllanti (illltorno al-le· quali, nel iperiodo delle origillli, nel Trecento, e anche dopo, le notizie -&torfoheson sempre ince.r,te e sca.r-se)assume, sulla base BibliotecaGino Bianco
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