Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

294 E. Cecchi di scuo[a se:mpre più è amdato disperdendosi, e quello di <~bottega>> no111 esiste per 111iente.Noi si~o ahituati a troppo mrugg10r scairto e distacco fra le diver,se pe11sonalità a,rtisth:~he; aJI1chea oosto di 1110n . badare se questo sca,r,to, questo distacco, poi non trovamo giustifi– e-azione nella si111cera diversità degli aspetti stilistici e degli atteg– giamoo ti davanti ,al1Ia, vita: ma si esprimono i111 se.gmid'una vioilooza affatto esteriore. E ·cosi abbiamo artisti che, per ragioni speriimentali, peir dlesi– derio di far colpo o altro che sia ricerca1110 il proprio addootellato ' ' . tradizio111ale111ei climi più remoti. e contrari; oggi ispira111dosiai v,asai greci deU'età aroa.ica, ai doooratori geometrizmnti è popolari; do– mami all'arte negra; dopo domani, poniamo-, a Raffaello o a Ingres. Nel Duecento e nella prima Rhm,scenz.a, ciò sarebbe sta,to i111c,once– pibile. Tradizione, cultura,, erano allora una realtà contililuativa e collettiva, da cui 11101I1 si poteva estraniarsi. La Chiesa rappresentava l'autorità, e custodiva, gli esempla,ri d[ questa cultiwa e traidizio111e; mentre nelle botteghe si tramandava e perfezio111avia il fo['mullario pratico. E 1110111 si dava l'illusione curiosa, tutta propria alle età c,rerutiva– mente stamche e disperate, l'illusione dell'artista che pretende fare « tabula rasa)), abolire ill passato, la tradizione, la cultura; e pe.r ritrovrure l',odginalità, la 111ovità,vuol rimettersi solo, fuccia a faccia oolla Natura, ool oosmo. Gli ar-tisti sapeviamo, o se111tivano senm -bisogno di ,sapedo, che quel tanto di oosmo, di materia 111a– tur,ale che ci abbisogna, ce lo portiamo ruddosso nelHe misteriose fatalità della carne e ,del sangue. E che l'airte no111 si i111vigorisce ed) affina 111ell'esperiooza bruta, disordinaita, ma nelle istituzioni del. l'arte. Lè «botteghe>> sono appUtllto la ottima forma oo:no,sciuta di tali istituzioni; poiché non abbiamo idea di quelllo che fosse, .e di oome potesse svol,ger,si, il tirocinio artistico presso ,gli statururi della bella età ,g,reca, 1a più simiglirunte che il mondo abbia vis·to alla Rinaiscenza italiaJI1a. No111 è meraviglia che un'arte fondata su taJle ra,gione e disci– plina, nutrita da urna sincera colla,borazione sociale, si manifestasse com 1 a.r:m0111ia e varietà infinite. In U!Ilasfera d'intelletto e senti– mooto oosi trasiparente, [e diverse individualità rnon wvevano bi– sogno di distinguersi 00111 eccessi, mettendosi a carrumina,re con la· testa ilil ter;ra. Bastfl,va si c0111tootasseTo di imprimere al linguag– gio, da tu'tti ricevuto ed 1 amato, lieviJSlsime tuttavia essenziali mo– dulazi0111i. E tomandò ora ailla critica d'attribuzione: essa rappresenta Io· sf.or ~o d'intendere, dien:ro qu~lla concordru:nza, dentro quella ar– mom a solen111e vo1um1,~o-sa,11 tono delle cadenze deille inodula– zio111i ,particolari; di distinguere ogni voce 111el CO!I'~. E definire le sottili qua.Jità da, cui cia-scuna voce ha nel coro la propria funzione·; BibliotecaGino Bianco ·

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