Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
Sulla critica e la tecnica dell'arte 293 rappresentati da nessuna oipera. Recentemente furo111pubblioati ruolini ·,delle corporazioni senesi. Oentinaia di nomi; in confr0111to iad alcune decine di cui si oomp,o[le l'elenco di artisti senesi noti per opere autografe e documooti. Possibile si sia indistintamente perduto quaisi tutto quanto fu creato dagli altl'i; dagli artisti, cioè, dei quali ci resta, solitario e problema,tic,o, il solo nome ? Si ,può rispo[ldere che, 111ei registri delle corporazi0111i,gli artisti no,n eram oompresi e distinti secondo le rispettive capacità. La iscri– ziom,e[10n ,rispondeva ad una m,lutazione estetica; [10111 definiv•a Ulll grado teonico. Stç1biliva il fatto di una generica attività commer– daJle; che aveva per oggetto produzioni, di specie variatissima, ese– g-uite con le ti,nte e i pen111elli.Nello stesso ruolo, erano iscritti il ca– poscuola, l'aiuto, il oopista. L'autore d'una pala d'altare, che fu aidorata, ooperta di do[li votivi, aspersa d'incensi; e il pittoruccio che r,abescava- uno stemma, decorava Ulll desco da parto, umo scudo, dorava uno scheggiale. E non è da escludere, aJl00111trario,che questo artistuocio, la cui opera- p,resto :finiva tra ile immondezze, come una qualunque suppellettile log,ora, fosse impiegato 111ellabottega del– l'altro, del grande maestro, autore di tavoile che, nella ferma perfe– zione del diseg1noe [lel1o splendore d'u111amateria incorruttibile 001JJ1e l'oro e le gemme, hanno sfidato i soooli. Ma anche com questa limitazione del senso nel quale sono da pren– dere per «pittori>> ta111tiche og;gi verrebbero appeina qu0Jlificati imbianohini e •operai d'arte «applicata>>: anche con questa riserva, rimane la diffiooltà a capire perché le opere del Dueoonto e Trecento ci ,siamogiunte, comparativamente, sotto pochissimi ,nomi; per attri– buirle ai quali bisogmerebbe ·allo stesso tempo accettare, nello stile di tali opere, dispari,tà e disco111ti!lluitàspesso insormomtabili. E perché di mille altri, che probabilmente 1110,n fur01110 tutti imbian– chi[li, 111iente fuorché il nome ci dmanga. A quesfo riguardo, la critka,d'a,ttribuzio!Ile, co!Ille sue meticolose suddivisioni di gruppi d'opere, con le ,sue esigenze di assoluta conti– nuità formale in da,scuno di questi gruppi, e cOIIle sue pe:vsonalità ipotetiche e di saggio, riesce a fornire, della attività artistica nei primi secoli, u!lla comcezfone più accettabile di quel1la che ,se [le era avuta finora. E sebboo,e, moltiplicando i nomi delle personalità, ~.embri favorire un'idea individualistica e dispersiva di quell'arte, in realtà. ne oompone un'idea classica ed armonica. Vivifica il con– cetto di «bottega)) e· di scuola, che era stato ,sempre 111e11la nostra storia artistica ma con funzione alqmunto vaga, o senz.a nessuna fu[1zioo.e. Fu UIIl ottimo richiamo dell' Offner che, nei giudizi sull'arte della prima Rinascenza, noi seguitiamo a portare a,bitudini di ragiona– mento e di gusto a:ssoluta,mente inadatte; .soltanto convenienti al– l'arte moderna, iilldividualista ad oltranw., nelfa quale il concetto BibliotecaGino Bianco
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