Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Il muratore stanco !:!85 aprivano e richiudevano l'ali, 1I10111 ma-i oontenti di come avevano ricomposto le penne bag,nate dall'alto. Il puledro, invisibile ora, non galoppava più. Scalpitava da fermo e anm.itriva così stridulo da, credere che soffrisse, prigioniero nel chiuso tutto fumido di pioggia. Tra brontolii di tuono spiovve. Il muratore usci di sotto l'orlo protettivo oollll'amsia di verificare se quanto aveva intravisto era vero. Mancavano .sul tetto piano abbaini e lucernari. C'erano, a distanze uguali, grandi lastre di vetro trasparenti l'ossame a croce dei ferri che le sostenevano. Dalla oasa saliva contro la faccia interna del vetro una luce grigia e densa oome UIIl gas, e tutto il peso del tetto pareva a fatica contenerne l'esalazione. L'unica via era far ritorno, ma il muratore si sentiva stanco e sfiduciato delle proprie forze come uno uscito appena di malattia. Rimase su quell'ala dell'edificio dlonde poteva vedere di' sbieco la facciata posteriore e si sedette illl attesa. Imma,gi1nava che a parlar OOIIl qualcuno, a riveder suo figlio, quel malessere se ne sarebbe andato : per questo fissava ora. gli sbocchi del paroo nel piazzale, ora la facciata dalle tante finestre nella speranza di un servo che ne aprisse una. Dove le tende eran tirate da parte intravedeva l'interno delle strunze, i mobili, le cornici dorate e ciascuno di quegli oggetti lo ri– posa.va del vuoto e dell'altezza. nemici del cuore, addormentando illl lui la c oscienza del rischio mortale a volerli raggiU1I1gereoon un prematuro tentativo. Tra le nubi sgonfiate nacque un po' di sole falso che rese inna– turàÌi la foresta., la ra,dura, il parco. Infatti tutto pareva staccato dal suolo e sospeso in movimento; l'aria, quieta sulle vette, sfiorava il volto per quel moto ondulante. Og:ni cosa era vicina e facile da toccare. Un passo, un lancio, UIIl salto dovevano portare a volo l'uomo sulle cuspidi del tetto, sulle vette degli alberi accoglienti, nella radura, accanto al puledro in riposo. L'illusione di potersi butta,re a volo divenne al muratore oosì insidiosa che a sforzo dovette vincerla. Quando del peso e dell'al– tezza delle oose ebbe ripreso coscienza, un rammarico restava in lui oome per una fortuna non saputa afferrare. Pensò di chiamare, ma il silenzio, l'aria tranquilla., la maestà dell'edificio lo trattenevatno. Rassegnato, si raggomitolò con le maru.i sui ginocchi, gli occhi fissi all'orizzonte. v·aria dorata lo disegnava. in solitudine anche per se stesso. Le mami avevano un alone d'oro, la stoffa bagnata e dura lo chiudeva ÌIIl una linea luminosa per la quale aveva sgomento a muoversi come entro un abito nuovo e ricco, IIlOIIl suo. In quel oontorno luminoso si sèntiva solo e condannato all'immobilità. Immaginò che di lon- BibliotecaGino Bianco

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