Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

274 L. Pescetti <lini, si trovavamo 001 Procacci e col Ohi~-ppelli a d1s0orrer d'arte e dl critica. Ai primi di febbraio dell' '82, fu a Pistoia, di passaggio, lo Stec– chetti, e subito volle oonoscere personalmente i due :poeti toscani, Marradi e Fucini. Labronio, scrivendo di lì a poco (15 febbraio) all'amico, non tralasciò di riferire ampiamente su tale inaspet– tata visita : Due settimane fa, passò da Pistoia Olindo Guerrini, e si fermò per conoscere me e il Fucini. Riparti la sera e stemmo insieme poche ore. È simpatico, ed è una bella testa, ma posa un po' troppo a uomo an– noiato della poesia e delle ammirazioni di cui è fatto segno. A me non disse una parola de' miei versi, e neppure al Fucini; solamente disse che mi aveva immaginato biondo come sono, perché i miei versi son biondi. Ma questo non conta nulla, perché se non ci stimasse qualche cosa, non si sarebbe preso l'incomodo di venirci a trovare fino a casa. Dal Procacci non ci volle venire, e interrogato da me se avesse letto i suoi Vecchiurni, mi rispose non leggere più versi per cura della sua salute. E il povero Procacci si aspettava sempre una risposta ai suoi Vecchiumi e al suo Fortegiierri ! Se lo sapesse, si ammalerebbe subito, povero Procacci ! Continua lamentam.dosi del proprio esaurimeinto poetico e della scarsa ritl1omanza. Del nome ne hai, mi rispondi tu. È vero, ma non è la fama toccata a tanti più inetti di me. Tanto è vero, che nel Giobbe si rammentano centinaia di scrittori grossi e piccini, si rammenta lo ,Stiavelli, e non me. E il Giobbe è del Guerrini e di altri bolognesi. Ce lo disse lui stesso. Del resto, è una satira abborracciata, i.n cui si dice male di tutti, fuorché del Carducci, del Prati, del Fucini e di tutti gli scrittori editi da Treves, editore e strombettatore del libro 1 ). Ma l'anno dopò, Enotrio in persona doveva capitare a Pistoia. Il Marradi ci ha lasciato, in poche righe di una sua lettera, un vivo ritratto del Carducci imbronciato, in uno di quei momenti non rari di uggia e di tedio indomabile, quando si· annunziava imminente e senza riparo, fuori d'ogni sociale convenienza, lo scatenarsi di urna tempesta: La settimana passata, - scrive Labronio l' 11 ottobre 1883, - fu a Pistoia il Carducci che desinò col Procacci. S'intende che ci fui anch'io : II?a mi annoiai perché si era in un ambiente curioso. Il povero Carducci s1 .strappava la barba rabbiosamente : segno di noia terribile, che vuol 1 ). I~ Giobbe di MARCO BALOSSARDI, nella cui composizione ebbe parte, oltre il G~errm1, anche Corrado Ricci, è stato ristampato dal Formiggini nei « Classici del Ridere ii, n. 35. BibliotecaGino Bianco

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