Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

ll Oardil,()oie il Marradi 273 delle cose migliori della poesia contemporanea. Accusa il mio volume di poca omogeneità (difetto naturale in un libro di versi fatto in un- lungo periodo d'anni e durante lo svolgersi del mio ingegno), ma dice che ad onta di questo difetto lo pone dopo il Carducci subito, insieme con lo Stecchetti e il Panzacchi. E mi riconosce potenza ed arte di poeta uguale, se non superiore, a questi due. Quando verrò a Firenze (ai primi d'agosto) ti farò sentire questa lettera, che è una delle più lusinghiere ch'io abbia ricevute. I[l complesso, Labronio ondeggiava fra la speranza e lo scorag– giamento. Ne è sintomo eloquente la lettera al :Marrenghi in data 15 giugno: Insomma, spero che il mio libro farà cammino, e che a poco a poco acquisterà il posto che merita, v~vaddio ! Ci vuole un po' di pazienza, giacché (come mi scrive il Panzacchi) io sono arrivato tardi; ed io ag– giungo che me nessuno mi ha strombazzato, come anche ultimamente ha fatto il Carducci col Betteloni, col quale non mi baratterei davvero ! Ma cosi è: la chiesuola di Bologna è diventata proprio una famiglia, una società di mutuo incensamento che fa rabbia. La Rassegna settimanale pubblicò un trafiletto relativo alle Canzoni moderne; ma il :Marradi, impazientissimo, una settimana prima che l'articoletto oomparisse, così si sfogava con l'amioo: Intanto, quella schifosa Rassegna sett-imanale non ha più fatto un cenno de' miei versi; e il Chiarini, che l'aveva promesso, si mette in– vece a fare un articolo di fondo pel D'Annunzio, il quale certamente pro– mette moltissimo, ma eh~ per ora, non fa che imitare e copiare il Car– ducci. Frattam.to, Labro[lio profo[ldeva versi in ,quasi tutte le riviste del tempo, letterarie e non letterarie. fo d'ata 7 settembre 1880, così scriveva a Gianni : - - Leggi mai la Lega della Democrazia di Roma ? Nel num. di Dome– nica 5 settembre c'è una mia poesia: Ebrietas. Mi scrisse il Socci a nome della redazione, pregandomi a mandar versi; ed io ne ho mandati vo– lentieri, giacché anche il Carducci ci ha pubblicato versi stupendi. Nei cinque anni di Pistoia, non ostante l'umor [ler-0 che aduggia molte delle sue epistole, non maIDcarono a Labrolilio periodi lieti e soddisfazio[li ambitissime. L'amico suo diletto era il buOIIl.oe gioviale Renato Fucini, in procinto allora di racoogliere in un vo– lume; sotto il titolo Le Veglie di Neri, i racconti già editi, quasi tutti nella Rassegna settimanale; con lui era solito fare lUID.ghe ' 1 ' ff' 'tt passeggiate i,n campagna, alla Barriera; e, a sera, ne ca e cr a- 1s. - Pègaso. ibliot~ca Gino Bianco

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