Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
262 L. Pescetti recitando a memoria quasi tutto il Carducci, ché cominciato al Caffè, si terminò da Barile. Di fuori gemeva l'inverno; ma nell'anim_e nostre felici di giovinezza s'innalzavano, colorandosi e infiammandosi al sole dell'ideale, gli entusiasmi deU'arte e della patria. Barile ci covava con uno sguardo di contentezza sorridente e bonario. Ricordo ancora come i tuoi occhi scintillassero e come, direi quasi, ti fiorisse la faccia mentre l'anima tua si espandeva nella voce, che ripeteva sonante e ~rezzevole quei versi vibranti come corde di liuto ; e come poi alla fine ti adombrasse un velo di malinconia. Il segreto del ' ' 1 . l'anima superba era forse: - Sarò poeta anch'io? - Né a risposta si fece attendere molto, e ormai ti sei schierato fra i migliori poeti gio– vani che abbia l'Italia .... Nel luglio del '75, quando il Ferrari si recò a passar le vaeanze a Bologna, il Marraòi gli affidò parecchi versi perché li consegnasse al Carducci, fra i quali due sonetti, uno intitolato Sédan e l'altro In morte di A.lessandro Mal/1,zoni. Nella lettera di aecompagnameinto, fra l'altro, scriveva : E un altro suo caldissimo ammiratore mi permetto presentarle, nel Ferrari, col quale soglio passare le mie serate a recitare i suoi Decen– nali e le sue Rime nuove, che anch'egli sa tutte a memoria 1 ). Se si pensi quale tenerissimo affetto doveva poi il Carducci nu– trire per Severino Ferrari, questa presentazione, che segnò l'inizio dell'amicizia fra i due, ci interessa in sommo grado. Come Enotrio accogliesse il Ferrari, ce lo dice il Mazzoni, nel suo articolo, in due righe : il Carducci « lo accolse sorridente, sbirciandolo da capo a piedi, e gli chiese di che paese fosse : non altro ; e fu, siamo giusti, anche troppo». L'anno dopo, il Marradi, fresco della, lettura dell'ode Alle fonti del Olitumno, consegnò al Ferrari una lettera che diceva al Maestro il suo entusiasmo: O piuttosto - scriveva - gli!;;lodirà il Ferrari, che partecipa con me questo entusiasmo, perché io non potrei esprimerlo con. la penna. E soggiungeva, oon un impeto d'affetto: Noi gio~ani serbiamo_un culto affettuoso al suo potente e libero in– gegno, che, m tanto ·scadimento letterario e civile, solo o quasi solo ha sempre tenuto alto e glorioso· il vessillo dell'Arte e della libertà Una sola ambizione ci seduce: quella di poterci un giorno chiamare s~oi di– scepoli. E se non per altezza d'ingegno, _vogliamo e possiamo esser tali 1 )° SORBELLI, scritto cit., p. 178. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy