Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
C. E. 0Pro, Mostri, figure e paesaggi .377 secondo c:1Pitolo del libr_o, e quale si tradisce qua e là in tutti gli altri. La p~lem1ca, manco a dirlo, s'esercita più specialmente contro le mode stramere, ma anche contro l'estetica dei ritorni, si chiamino essi neo– classicismo o neoromanticismo, ch'è poi la rettorica delle intenzioni dei partiti presi, degli stili di seconda mano. E questo è il leit~moti; del libro, al cui pieno sviluppo s'arriva nei due capitoli intitolati Parigi o cara .... e_ Ai nost:i monti ... , dove l'autore, assumendo a impresa l'abu– sato motivo verdiano, sembra voler dirci che è egli il primo ad accor– gersi della fissità della propria idea: idea non peregrina, e direi pacifica 1 . per quanti sanno distinguere fra tradizione e accademia· ma picchia e ripicchia su questo chiodo, par quasi d'avvertire nell'a;ia ~on so che nuova risonanza. Nuovo davvero e vario il libro diventa, quando l'autore si colloca, con fedeltà ai propri principii, e scegliendo il punto d'osservazione che ne consegue, dinanzi a un artista, o a un'opera d'arte: ed è novità e va– rietà d'apprezzamenti e di vedute, sia che il riguardante abbia intenti da storico, come nel saggio su Goya (Goya y Lucientes), o da critico, come nei confronti di Monet e della sua scuola (La morte di M onet), sia ch'egli obbedisca a gusto d'amatore o indulga a esigenze di pubblicista, secondo i modi squisiti di una pagina di Ruskin (Garpaccio) o di un Salon di Baudelaire (Le figure di Gorot). Pittori che scrivono! Il fenomeno comincia a dare nell'occhio. Da noi, dopo i Soffici, i Bernasconi, ecco i Viani, i Bartolini. ... È di ieri il Pittore volante di Bucci; è di oggi questo libro di Cipriano E. Oppo. Ma se negli altri è entrato il baco che chiameremo letterario nel senso più largo della parola, -l'Oppo scrittore resta, almeno in questo suo primo volume, innanzi tutto e sopra tutto uno il quale ha il suo oriz– zonte nelle arti figurative. Non perché gli piaccia coltivare soltanto queste, da storico, da critico, da amatore, da pubblicista; ma perché anche. quando crea, lo fa sempre alle spese d'una realtà trasfigurata dal– l'altrui fantasia in senso plastico o coloristico: il suo mondo è quello in cui snoda le gambe l'Apollo dì Vulca, o l'aria si profuma visibilmente <li garofani e di mare come nella camera di Sant'Orsola. Qualche volta, è vero, egli sembra voler sostituire alle ima,,<:rini scolpite o dipinte una corrispondente realtà effettiva. E quanto Antonio Baldini, in una felice introduzione al libro, dice delle pagine sulla ballerinetta di Degas, po– tremmo dir noi di quelle sulla, fanciulla di Vermeer che cominciano: « Lasciati i bagagli culturali e le idee fatte fuori dell'uscio, una con– versazione con questa ragazza diventa una necessità imprescindibile. Già, bella, la ragazza. Poi, spiritosa, chiacchierina .... >>. Ma quanto può durare una disposizione di questa specie ? « Bella fanciulla di Delft, che dalla seconda metà del seicento vivi così fresca e giovanile, toccata dal raggio preciso dell'arte e affacciata in luce su questo sfondo di inaf– ferrabile consistenza oggettiva, tanto reale pittoricamente, che un mil– ligrammo di più o di meno di tinta tradirebbe il vivere lieto della figura, accogli il nostro omaggio. Di noi che desideriamo amare e ca– pire disperatamente tutte le bellezze dell' Arte : e uno sguardo cer– chiamo da Lei men disdegnoso». Dove si vede come il miracolo della vita sia sentito, ancora e sempre, in funzione del miracolo d'arte. Per via di BibliotecaGino Bianco·
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